Negli ultimi anni, l’Iran ha adottato una strategia estera che mira ad ampliare la sua influenza ben oltre i confini tradizionali del Medio Oriente. Uno degli sviluppi più significativi di questa politica espansionistica è il progressivo avvicinamento di Teheran alle sponde del Mediterraneo attraverso il Nord Africa, sfruttando il sostegno a movimenti di opposizione come il Fronte Polisario. Questa manovra rappresenta un cambio di paradigma nella geopolitica regionale, con effetti potenzialmente destabilizzanti sia per il Nord Africa sia per l’Europa.
Il Fronte Polisario, attivo nel Sahara Occidentale, è in conflitto da decenni con il Marocco per la sovranità di quest’area strategica. Sebbene tradizionalmente il movimento separatista abbia ricevuto l’appoggio di paesi come l’Algeria, negli ultimi tempi si è registrato un crescente coinvolgimento iraniano, diretto e indiretto. Secondo fonti di intelligence occidentali e marocchine, Teheran, in collaborazione con Hezbollah, ha avviato un programma di assistenza militare al Polisario, fornendo armamenti, addestramento e supporto logistico.
Questa penetrazione iraniana non è casuale, né limitata a un gesto di solidarietà ideologica. Si inserisce piuttosto in una strategia più ampia che punta a creare nuove linee di pressione contro i paesi vicini agli Stati Uniti e ai loro alleati regionali. Il Marocco, in particolare, ha consolidato nel tempo stretti rapporti diplomatici e di sicurezza con Washington, Tel Aviv e diverse capitali europee, diventando un pilastro della stabilità nel quadrante occidentale del Nord Africa. Indebolire Rabat, alimentando tensioni nel Sahara Occidentale, risponde dunque a una logica di contrapposizione strategica da parte dell’Iran.
Dal punto di vista geopolitico, l’operazione iraniana è estremamente significativa. Storicamente, l’influenza di Teheran nel Mediterraneo si era limitata al Levante, principalmente tramite Hezbollah in Libano e le sue alleanze con il regime siriano. Tuttavia, l’instabilità libica, la fragilità politica tunisina e la disponibilità di alcuni attori a collaborare indirettamente o a chiudere un occhio sull’espansione iraniana, hanno aperto nuovi spazi di manovra per Teheran nel Maghreb. Così, l’Iran si avvicina fisicamente al Mediterraneo anche dal suo versante occidentale, creando una sorta di “ponte strategico” che da Beirut potrebbe idealmente estendersi fino alle coste marocchine e mauritane.
L’arrivo di Teheran nel Nord Africa pone diverse questioni di sicurezza. Innanzitutto, la possibilità che armi e tecnologie militari avanzate cadano nelle mani di gruppi separatisti o jihadisti locali rappresenta una minaccia concreta per la stabilità regionale. Inoltre, la presenza iraniana rafforza un asse di influenza anti-occidentale che comprende anche Russia e, in misura minore, la Cina, complicando ulteriormente gli sforzi di Bruxelles e Washington per mantenere un equilibrio politico favorevole lungo la sponda sud del Mediterraneo.
Non va sottovalutato nemmeno il rischio di un’escalation diplomatica. Nel 2018, il Marocco ha interrotto le relazioni diplomatiche con Teheran, accusandola esplicitamente di armare il Polisario tramite Hezbollah. Sebbene la vicenda sia stata in parte ridimensionata nei mesi successivi, il solco di sfiducia tra Rabat e Teheran rimane profondo e si inserisce in un contesto regionale già carico di tensioni latenti.
Dal punto di vista iraniano, l’alleanza con il Polisario rappresenta un investimento a basso costo ma ad alto rendimento strategico. Con risorse relativamente limitate, Teheran riesce a esercitare una pressione significativa su un alleato degli Stati Uniti, aprendo un nuovo fronte in una regione che, fino a pochi anni fa, sembrava marginale rispetto agli interessi della Repubblica Islamica. Questa espansione rientra nella dottrina della “difesa avanzata” teorizzata dai vertici iraniani: portare i conflitti lontano dai propri confini per alleggerire la pressione interna e aumentare il potere negoziale sullo scenario internazionale.
In sintesi, l’avanzata iraniana sulle sponde mediterranee del Nord Africa è il risultato di una strategia ben calibrata che mira a massimizzare l’influenza con il minimo impiego di risorse dirette. Il sostegno al Fronte Polisario non è un semplice atto di solidarietà politica, ma parte di un disegno più ampio volto a riscrivere gli equilibri geopolitici regionali. La comunità internazionale, e in particolare l’Europa, dovrà osservare con grande attenzione questa evoluzione, consapevole che il Mediterraneo rischia di trasformarsi sempre più in uno spazio di confronto tra potenze globali emergenti.
Se l’Iran riuscisse a consolidare la propria influenza su parte di questi territori, l’Italia si troverebbe in una posizione delicata: da un lato, difendere i propri interessi storici con nazioni legate all’Iran , anche indirettamente e gli alleati occidentali; dall’altro.
Servirebbe affinare la diplomazia economica per garantire all’Italia margini di manovra più ampi. Roma dovrebbe rafforzare la cooperazione con nuovi paesi del Nord Africa magari confrontandosi con gli Stati Uniti, Francia e Spagna sui dossier di sicurezza mediterranea.
Marco Baratto