La Chiesa non si divide: risposta critica alle tesi sul presunto Codice Ratzinger

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Apr 27, 2025 #Papa Francesco

Negli ultimi anni, i podcast e gli articoli del bravo critico d’arte e autore di pregevoli testi di storia militare sul cosiddetto “Codice Ratzinger” hanno suscitato la mia attenzione e quella di un pubblico di persone abbastanza vasto, compreso alcuni sacerdoti (che sono stati anche scomunicati) Tuttavia, è necessario interrogarsi con serietà sulla fondatezza e sulle conseguenze di certe sue affermazioni.

L’autore sostiene che nel prossimo conclave dovrebbero entrare solo i cardinali creati prima del 2013, in quanto quelli nominati da Papa Francesco non sarebbero validi. Secondo questa tesi, l’elezione di Francesco sarebbe nulla e invaliderebbe anche gli atti successivi.

Ma questa posizione si scontra frontalmente con il diritto canonico e con la tradizione della Chiesa. Il diritto di partecipare al conclave non deriva dalla presunta “validità” personale del papa che ha creato il cardinale, bensì dalla nomina legittima avvenuta all’interno della disciplina vigente. Nessun cardinale può essere privato arbitrariamente del diritto di eleggere il nuovo Papa.

Inoltre, le teorie secondo cui la rinuncia di Benedetto XVI sarebbe invalida si basano su interpretazioni e analisi che l’anfibologia della lingua latina si presta. il Card Joseph Ratzinger, uomo mite, profondo, e più studioso che uomo di governo, ha vissuto il suo pontificato tra enormi pressioni interne ed esterne. È possibile che sia stato ostacolato da correnti di potere nella Chiesa, ma proprio per questo il suo gesto di rinuncia va letto come un atto di umiltà e amore per il bene della Chiesa, non come una manovra nascosta.

Le ricostruzioni complottistiche rischiano di strumentalizzare ancora una volta la figura di Benedetto XVI, trasformandolo in un simbolo di divisione anziché di comunione.

Un altro elemento ricorrente negli interventi di questo bravo giornalista è la denuncia della presunta “gnosticizzazione” della Chiesa. Ora, se da un lato è vero che certe derive spiritualiste devono essere vigilate, dall’altro l’uso di simboli pagani nei luoghi cristiani non è una contaminazione, bensì un fatto storico di inculturazione ben noto a tutti gli studiosi di religioni.

I primi cristiani edificarono i loro santuari sui resti dei culti antichi non per compromesso, ma per segnare la vittoria della nuova fede, trasfigurando ciò che vi era di autentico nell’anima dei popoli.

Da storico dell’arte quale è , saprà bene che nelle chiese antiche , il pronao ovvero  spazio esterno o interno a un edificio, spesso colonnato, che precede l’ingresso principale o un’area sacra presenta spesso due colonne.

Le due colonne del Tempio di Salomone , erano simboli di potere e stabilità, rappresentando la potenza di Dio e la forza del suo legame con il suo popolo. Nel senso cristiano le due rappresentano “Pietro e Paolo” . Persino in San Pietro vi sono due “colonne” Pietro e appunto Paolo. Ma il significato è esoterico è lo stesso.

Non bisogna avere paura di parlare di “esoterismo” nella Chiesa, per il semplice fatto che le diverse persecuzioni hanno obbligato i cristiani a nascondere il proprio credo attraverso “simboli” che solo gli appratenti potevano conoscere . Non per nulla, si parla ancora oggi di “iniziazione cristiana” . Questi simboli , dopo il rescritto Costantiniano hanno perso lentamente valore , perché tutti erano cristiani (volenti e nolenti)

Accostare il cristianesimo come difesa della supremazia occidentale. Ma la storia della salvezza ci insegna che il Vangelo nasce in Oriente ed è universale. Il cristianesimo non è mai stato un progetto politico dell’Occidente: è l’annuncio di Cristo per ogni uomo e per ogni popolo. Come ricorda Papa Francesco, l’Occidente oggi deve umilmente riconoscere le proprie responsabilità, e non presentarsi come egemone, ma come servitore. L’idea di una “civiltà superiore” è estranea al Vangelo.

Particolarmente preoccupanti sono anche le posizioni espresse sul tema della povertà e della migrazione. In un tempo di crescenti disuguaglianze, la Chiesa non può che essere voce profetica in difesa degli ultimi. Nel suo recente viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, Papa Francesco ha denunciato con forza il neocolonialismo economico che continua a depredare il continente africano. La Chiesa non si schiera per interesse politico, ma per fedeltà a Cristo, che si è identificato con i poveri, i rifugiati, gli esclusi.

Non va poi dimenticato che l’impegno per l’ambiente, come espresso nell’enciclica Laudato si’, non è un’agenda ideologica, ma un’estensione della Dottrina Sociale della Chiesa. Già Paolo VI, nell’udienza generale del 7 novembre 1973, denunciava la crisi dell'”ecologia umana” e il degrado morale della società contemporanea. Difendere il creato significa proteggere la vita, la dignità e la speranza delle future generazioni.

Le teorie di questi podcast pur animate da un’intenzione di fedeltà e sono sicuro di vero cristianesimo, rischiano di dividere i fedeli e di seminare sfiducia nella legittimità del prossimo successore di Pietro.

Alimentare il sospetto sulla validità del prossimo conclave sarebbe un atto gravissimo contro l’unità della Chiesa, che poggia sulla comunione attorno al Papa, chiunque egli sia. Chi uscirà eletto dal prossimo conclave sarà il legittimo successore di Pietro, chiamato a guidare la Chiesa nella continuità della fede apostolica.

La vera fedeltà a Benedetto XVI non consiste nell’alimentare teorie complottistiche, ma nel seguire il suo esempio di umiltà, di fedeltà e di amore per la verità. La vera fedeltà a Cristo consiste nel riconoscere nel Papa il Vicario di Cristo sulla terra, fondamento visibile dell’unità ecclesiale.

La Chiesa non appartiene a partiti ideologici. Non è proprietà di un gruppo, di una fazione o di una cultura. È il Corpo di Cristo, aperto a tutti, radicato nella carità e guidato dallo Spirito Santo. Solo nella comunione si può vivere il Vangelo. Solo nella comunione si può edificare il Regno di Dio.

Marco Baratto

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