Come ora sappiamo, la pace non sarebbe durata a lungo negli anni Trenta. Le prime avvisaglie,
anche allora, provenivano dall’Estremo Oriente, con l’azione giapponese in Manciuria seguita,
dall’ascesa di Hitler al potere in Germania. Nel corso degli anni 1934 e 1935 la configurazione
politica dell’Asse stava prendendo la sua forma definitiva. Nel 1935 l’Italia si lancio nell’avventura in
Abissinia, e in breve tempo il pericolo di un conflitto a seguito di inefficaci sanzioni apparve molto
concreto. Più o meno nello stesso periodo, il Giappone denunciò il Trattato sulle limitazioni navali e
intraprese un’espansione navale illimitata, con somiglianze alle azioni cinesi dei giorni nostri. Nel
marzo 1935 la Germania ripudiò il Trattato di Versailles. Chamberlain firmando la pace diede un altro
anno alla propria base industriale per correre ai ripari.19
L’approccio esclusivamente economicistico degli operatori commerciali è gradualmente mutato a
favore di una visione più olistica. In un mondo profondamente interconnesso, la percezione del rischio
geopolitico e strategico è pienamente integrata nel sistema commerciale globale riconfigurato ed è
chiaramente considerato dai leader aziendali e dai policy maker.
Nell’attuale stato di incertezza, l’imperativo per i leader aziendali è quello di essere preparati per
una serie di potenziali cambiamenti nella geografia del commercio e di avere una strategia in atto per
contribuire a modellare una nuova architettura per adattarsi a un mondo in evoluzione. Le aziende
hanno, cosi, messo in atto processi e sistemi che supportano un processo decisionale geopoliticamente
informato. I consigli di amministrazione attingono alle ricerche di think tank e società di analisi,
nonché alle esperienze di altre multinazionali che si trovano ad affrontare sfide simili. I processi di
pianificazione strategica tendono ad incorporare formalmente considerazioni geopolitiche nella
strategia e nell’allocazione del capitale.
Conclusioni
La preoccupazione degli investitori viene talvolta messa in ombra, poiché i politici occidentali
sono più influenzati dal crescente sentimento anti-cinese e anti-russo dei propri elettori, guidati in
gran parte da fattori politici piuttosto che economici, anche in considerazione delle azioni aggressive
della Cina nel Mar Cinese Meridionale e della Russia in Ucraina, dell’annullamento in entrambi i
Paesi delle libertà civili e della retorica aggressiva, e talvolta inquietante, dei loro diplomatici.
Un approccio più che giustificato, se pensiamo che gli imperi commerciali e le imprese di Marco
Polo si basavano sulle capacità di deterrenza della Serenissima e della Superba. Inoltre, la storia
insegna che l’invasione mongola dell’Europa nel XIII secolo, che portò il terrore in Europa su una
scala mai più vista fino al ventesimo secolo, implicò la violenta e incontrollata distruzione dei
principati e delle principali città slave orientali, del regno d’Ungheria e la frammentazione della
Polonia.
Le misure commerciali furono spontaneamente reintrodotte dagli stessi che avevano portato le
distruzioni, che aprirono le porte dei propri possedimenti ai missionari e ai mercanti occidentali
consentendo a questi ultimi di sottrarsi alle imposizioni fiscali degli intermediari musulmani che
monopolizzavano i porti dell’Egitto e della Siria.
Conforta che recentemente i partner europei abbiano acquisito una maggior consapevolezza sul
fatto che ci sia necessità di una maggior cooperazione, sostenendo le azioni della Commissione a
sostegno della competitività della base industriale e tecnologica di difesa europea (“EDTIB”)
Note
19 M.M. Postan (1952) ” in “British War Production”, cap. II, ed. W. K. Hancock History of the Second World War,
Londra, United Kingdom Civil Series https://www.ibiblio.org/hyperwar/UN/UK/UK-Civil-WarProduction/UK-CivilWarProduction-2.html
Giovanni Ramunno