Georgescu : l’uomo nuovo o uno strumento utile?

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Mar 14, 2025 #politica, #Russia

Come previsto, Călin Georgescu esce di scena proprio mentre una tregua in Ucraina sembra avvicinarsi. Questa coincidenza solleva interrogativi sul ruolo che la Romania deve giocare in questo delicato frangente geopolitico. In questo contesto, serviva un congelamento delle istituzioni romene, con un presidente ad interim e successivamente un leader che non fosse né troppo bellicoso né eccessivamente filo-russo.

Georgescu non è un uomo nuovo della politica. Ha lavorato presso il Ministero dell’Ambiente e il Ministero degli Affari Esteri in diversi governi FSN, CDR e PSD negli anni ’90 e 2000. Inoltre, è stato membro di diverse ONG e fondazioni, occupandosi di sviluppo sostenibile. La sua figura, quindi, non rappresentava una vera rottura con il sistema, ma piuttosto un ingranaggio di un meccanismo più ampio.

Nel corso degli anni 2010, il suo nome è stato proposto più volte per la carica di Primo Ministro, sostenuto anche dal partito nazionalista AUR nel 2020 e 2021. Inoltre, tra il 2010 e il 2012, ha ricoperto il ruolo di relatore speciale dell’ONU sui diritti umani e i rifiuti pericolosi, una posizione ottenuta su proposta del governo Boc.

Se analizziamo il contesto attuale, sembra che Georgescu fosse la persona giusta per bloccare il bastione orientale della NATO nelle delicate trattative tra Stati Uniti e Russia. Un presidente troppo atlantista, legato agli ambienti democratici statunitensi, avrebbe potuto complicare i piani di Donald Trump per raggiungere un accordo di pace in Ucraina e allontanare Mosca da Pechino. D’altro canto, un leader apertamente filo-russo avrebbe rappresentato un ostacolo per le strategie occidentali.

La sua figura, con un passato legato a organizzazioni non governative, risultava perfetta per una strategia di congelamento politico: sostenere un candidato con posizioni talmente estreme da portare, se non all’annullamento delle elezioni, almeno a inevitabili sue dimissioni subito dopo l’elezione.

In questo quadro aggiungiamo le dimissioni inaspettate del presidente Klaus Iohannis, che aveva assicurato di rimanere in carica fino alle elezioni, rafforzano questa ipotesi. La Romania, in questa fase, doveva rimanere politicamente bloccata, impedendo decisioni radicali in politica estera.

In assenza di un presidente con pieni poteri, il governo legittimo continua a operare, ma senza la capacità di prendere decisioni fondamentali. Questo ha un impatto diretto sulla posizione della Romania nel contesto internazionale, riducendone il peso nei negoziati tra le grandi potenze.

Intanto, i politici italiani che piangono la scomparsa politica di Georgescu sembrano non rendersi conto che era un uomo d’apparato. Ha lavorato per il sistema, se non direttamente, almeno indirettamente. Si veda la sua apparenza al “Club di Roma” .

Prima di esprimere giudizi affrettati, dovrebbero analizzare con maggiore attenzione il contesto internazionale e le implicazioni geopolitiche. Troppo spesso, in Italia, le posizioni su eventi esteri vengono prese senza un’adeguata conoscenza della realtà sul campo.

La Romania ha un ruolo chiave nel mantenimento dell’equilibrio tra le forze atlantiche e la Russia, e le sue dinamiche interne sono molto più complesse di quanto appaia a una lettura superficiale. Studiare e comprendere i veri meccanismi che regolano il potere in Europa orientale consentirebbe ai politici italiani di evitare dichiarazioni e prese di posizione che, alla lunga, potrebbero rivelarsi miopi e controproducenti.

Le dichiarazioni pubbliche del Vicepresidente USA, che cerca di rassicurare sullo stato delle istituzioni romene, appaiono come fumo negli occhi per nascondere le vere manovre in corso.

Ora, chiunque verrà eletto alla presidenza della Romania, poco importerà: gli Stati Uniti e la Russia probabilmente inizieranno a cooperare in Ucraina, trovando un’intesa che servirà a staccare Mosca dall’influenza di Pechino. Questo nuovo equilibrio geopolitico segnerà un cambiamento significativo per l’Europa dell’Est e per il ruolo della Romania nello scacchiere internazionale.

Marco Baratto

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