“In vista delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza dell’Angola (1975-2025), si è aperto un dibattito acceso riguardo a una delle scelte più controverse: l’esclusione di figure storiche fondamentali come Holden Roberto e Dr. Jonas Savimbi dalle medaglie ufficiali di riconoscimento.
Questa decisione non può essere letta come un semplice dettaglio organizzativo, ma come un segnale che riflette una volontà precisa di riscrivere e semplificare la memoria storica del paese, con il rischio di omettere elementi cruciali che hanno definito l’evoluzione politica dell’Angola.
Roberto e Savimbi, pur essendo stati figure politiche e militari polarizzanti, hanno giocato ruoli determinanti nell’ambito della lotta per l’indipendenza e nelle successive fasi della guerra civile. Se da un lato la loro leadership ha suscitato critiche per le loro posizioni ideologiche e le scelte strategiche, dall’altro è indiscutibile che abbiano contribuito a plasmare il corso degli eventi che hanno portato l’Angola alla sua indipendenza e a una definizione di se stessa come nazione. L’esclusione di queste personalità dalle celebrazioni ufficiali sembra voler presentare una narrazione riduttiva, che non riconosce la complessità delle vicende storiche e politiche che hanno caratterizzato il paese.
La scelta di omettere Roberto e Savimbi dalla memoria collettiva non è una questione di semplice omissione, ma una decisione che solleva interrogativi importanti sul processo di costruzione della memoria storica in Angola.
Si tratta di una scelta politica che potrebbe riflettere il desiderio di distogliere l’attenzione dalle divisioni interne che hanno segnato il paese e di costruire un’immagine idealizzata di un Angola unita, che celebra la sua indipendenza senza fare i conti con le difficoltà, i conflitti e le contraddizioni che hanno accompagnato il cammino verso la libertà. Ignorare il contributo di questi leader potrebbe essere visto come una forma di censura che riduce il dibattito sulla storia del paese a una narrativa monolitica, evitando di affrontare le fratture che hanno caratterizzato la lotta per l’indipendenza e le sue conseguenze.
In effetti, l’esclusione di figure come Roberto e Savimbi dalle medaglie di riconoscimento ufficiali suggerisce che, per alcune élite politiche, l’unità nazionale e la costruzione di un’identità nazionale solida siano più importanti della verità storica. Ciò solleva la questione di quale tipo di Angola si stia cercando di costruire: una nazione che si riflette nelle sue sfide e contraddizioni, o una che, nel tentativo di superare il passato, preferisce cancellare i conflitti interni e le divergenze ideologiche?
Questa scelta non è solo una questione politica, ma un atto che incide profondamente sulla gestione della memoria collettiva del paese. La memoria storica è un potente strumento di costruzione dell’identità nazionale, e ignorare o marginalizzare figure fondamentali come Roberto e Savimbi può avere conseguenze a lungo termine. Significa non solo negare il loro contributo alla lotta per l’indipendenza, ma anche sottrarre alla società angolana l’opportunità di confrontarsi con tutte le sfaccettature della sua storia, con le sue luci e le sue ombre. Una nazione che si rifugia in una versione semplificata e ideale del suo passato rischia di non imparare mai dalle proprie esperienze e di non riuscire mai a guarire le ferite profonde lasciate dalla sua lotta per la libertà.
Le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza, quindi, non possono essere viste solo come un momento di festa e riconoscimento. Devono anche essere un’occasione per riflettere su come il paese intende affrontare la sua storia complessa e pluralista, senza cercare di nascondere o cancellare le figure che, seppur controverse, hanno contribuito a plasmare l’Angola moderna. L’atto di celebrare l’indipendenza non può limitarsi alla glorificazione del successo, ma deve includere anche un confronto critico con le ferite e le divisioni che la libertà ha comportato per il paese. In questo senso, l’esclusione di Roberto e Savimbi potrebbe rappresentare una perdita, non solo per la memoria storica, ma anche per la possibilità di costruire un futuro condiviso che non dimentichi le difficoltà e i sacrifici che hanno reso possibile l’Angola che oggi conosciamo.”
Pedro Paulino Sampaio