Papa Francesco in Marocco: un cammino di dialogo con lo sguardo rivolto a Gerusalemme

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Apr 21, 2025
Pope Francis visits the Western Wall in the old city of Jerusalem, Israel, Monday, May 26, 2014. ANSA/ AP/ POOL/ ANDREW MEDICHINI

Il viaggio di Papa Francesco in Marocco, avvenuto il 30 e 31 marzo 2019, rappresenta una delle tappe più significative del suo pontificato sul fronte del dialogo interreligioso e della diplomazia spirituale. Accolto a Rabat dal Re Mohammed VI, guida di un Paese che da tempo promuove un Islam moderato e aperto, Francesco ha voluto porre l’accento sulla necessità di costruire ponti tra le fedi, in particolare tra cristiani e musulmani, con un messaggio forte, universale e profondamente attuale. In questo contesto, lo sguardo del Papa si è posato anche su Gerusalemme, città santa condivisa da ebrei, cristiani e musulmani, simbolo di una convivenza possibile ma tuttora fragile.

Il viaggio in Marocco non è stato solo un gesto simbolico o un evento diplomatico. È stato un messaggio chiaro e concreto, rivolto a tutto il mondo, e in particolare a quei contesti dove le tensioni religiose vengono ancora oggi utilizzate per giustificare esclusione, conflitto e violenza. Papa Francesco ha parlato della fede come strumento di costruzione, mai di separazione, sottolineando come il credente autentico sia, per sua natura, portatore di pace.
Durante l’incontro con Re Mohammed VI, entrambi hanno riaffermato l’importanza del rispetto reciproco e della libertà religiosa. In un tempo segnato da derive fondamentaliste, la scelta di ribadire l’impegno per un Islam del dialogo e per un cristianesimo della testimonianza assume un valore straordinario. Il Papa ha visitato l’Istituto per la formazione degli imam e dei predicatori, lodandone l’impegno per una spiritualità che respinga l’estremismo e promuova l’armonia sociale.

Uno dei momenti più densi e carichi di significato della visita è stato la firma, insieme al Re del Marocco, di un appello congiunto per la Città Santa di Gerusalemme. Questo gesto ha rappresentato una presa di posizione forte in favore della salvaguardia dello status spirituale e culturale di Gerusalemme, considerata da entrambe le autorità come “patrimonio comune dell’umanità” e luogo simbolico della convivenza tra le religioni monoteiste.
Nel testo, Papa Francesco e Re Mohammed VI auspicano che Gerusalemme resti una città dove tutti possano vivere in pace, praticare la propria fede e avere libero accesso ai luoghi sacri. È un invito alla comunità internazionale a difendere la natura multireligiosa della città e a non ridurla a un terreno di scontro politico. In un tempo in cui Gerusalemme è spesso al centro di tensioni e rivendicazioni esclusive, questo appello è una boccata d’aria, un gesto di visione e coraggio.

Un altro passaggio toccante del viaggio è stato l’incontro con la piccola comunità cristiana marocchina. Papa Francesco ha voluto ricordare che il valore della presenza cristiana in Marocco – come in altri contesti a maggioranza musulmana – non si misura con i numeri, ma con la qualità della testimonianza. “Non siamo qui per fare proselitismo – ha detto – ma per vivere come fratelli e sorelle, in dialogo con tutti”.
Questo messaggio si inserisce nella visione più ampia che Francesco ha della Chiesa come “ospedale da campo”, una Chiesa che non occupa spazi ma genera processi, che non punta a contare fedeli ma a prendersi cura delle ferite del mondo. In Marocco, la testimonianza cristiana è fatta di accoglienza, servizio, rispetto. Una presenza silenziosa ma essenziale, che parla con la lingua universale della carità.

Il Regno del Marocco si è dimostrato negli anni un partner affidabile nei percorsi di dialogo e coesistenza. Re Mohammed VI, in quanto “Comandante dei Credenti”, ha spesso promosso un Islam riformatore, attento alle sfide del presente, pronto a dialogare senza rinunciare alla propria identità. Il suo rapporto con Papa Francesco si inserisce in questa cornice di rispetto e cooperazione, che guarda al futuro con uno spirito comune.

La firma dell’appello su Gerusalemme è forse il simbolo più forte di questa amicizia: un gesto che unisce Roma e Rabat in una visione spirituale e geopolitica che rifiuta lo scontro e promuove l’incontro. In un Mediterraneo ancora segnato da tensioni, guerre e migrazioni forzate, il messaggio che proviene da Marocco e Vaticano è quello della fraternità, dell’umanità condivisa, della custodia della pace.

Per Papa Francesco, Gerusalemme non è solo una città sacra: è un paradigma. È il simbolo di ciò che può essere il mondo quando le religioni si parlano invece di combattersi. Per questo, l’attenzione che egli ha sempre riservato a Gerusalemme è parte integrante della sua visione di un’umanità riconciliata. “Tutti i credenti – ha detto – si sentono cittadini di Gerusalemme”. Questa cittadinanza spirituale è ciò che dà senso alla coesistenza: non un compromesso, ma una vocazione.

In definitiva, il viaggio in Marocco ha rappresentato molto più di una visita diplomatica. È stato un segno profetico, un laboratorio di pace e di fede. Ha mostrato che, nonostante tutto, è possibile parlarsi da amici e da credenti, che cristiani e musulmani possono condividere non solo spazi, ma speranze. E che Gerusalemme, cuore spirituale del mondo, può ancora essere ciò che è chiamata a essere: la città della pace.

Marco Baratto

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