Durante la Seconda Guerra Mondiale, il contributo dei soldati marocchini nella liberazione d’Italia fu cruciale. Parte del Corpo di Spedizione Francese in Italia (Corps Expéditionnaire Français en Italie, CEFI), queste truppe si distinsero per il coraggio e l’efficacia nelle operazioni militari condotte lungo la penisola italiana tra il 1943 e il 1945.
Il Corpo di Spedizione Francese in Italia e i Goumiers Marocchini
Il CEFI era composto da circa 112.000 uomini, di cui una parte significativa era formata da soldati marocchini, noti come Goumiers. Questi erano truppe specializzate nella guerra di montagna e nel combattimento ravvicinato. Provenienti per lo più da zone rurali del Marocco, erano esperti nella guerriglia e nell’uso del terreno accidentato, il che li rese particolarmente adatti alle difficili battaglie nell’Appennino e lungo la Linea Gustav.
Il CEFI, comandato dal generale Alphonse Juin, venne schierato in Italia nel 1943 e partecipò a numerose operazioni decisive per la liberazione del paese. I soldati marocchini furono impiegati principalmente nella Campagna d’Italia, combattendo a fianco delle forze alleate contro l’esercito tedesco e i reparti fascisti della Repubblica Sociale Italiana.
Le battaglie decisive
Uno degli scontri più significativi in cui si distinsero i soldati marocchini fu la battaglia di Monte Cassino, tra gennaio e maggio del 1944. La battaglia mirava a sfondare la Linea Gustav, una delle più fortificate difese tedesche in Italia. Dopo mesi di assalti infruttuosi da parte delle truppe alleate, i marocchini, insieme ad altre unità del CEFI, furono impiegati nella difficile avanzata attraverso le montagne circostanti. Grazie alla loro esperienza nel combattimento in terreni impervi, riuscirono a prendere il controllo di posizioni strategiche, costringendo i tedeschi alla ritirata e contribuendo così alla liberazione di Roma, avvenuta il 4 giugno 1944.
Un altro momento cruciale fu l’offensiva della Linea Gotica nell’estate del 1944. Le truppe marocchine, grazie alla loro mobilità e resistenza, si distinsero nell’assalto alle fortificazioni tedesche in Emilia-Romagna e Toscana. La loro avanzata accelerò il collasso delle difese nemiche e favorì l’ingresso delle forze alleate nel nord Italia.
Il coraggio e le controversie
Il valore militare dei Goumiers marocchini fu ampiamente riconosciuto dagli alleati. La loro capacità di operare in condizioni difficili, la determinazione in battaglia e l’adattabilità al terreno accidentato fecero di loro un’unità essenziale per la vittoria nella Campagna d’Italia.
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L’eredità storica e il riconoscimento
Nonostante alcune ombre legate a episodi specifici, talvolta enfatizzati per ragioni di politica interna. Infatti era imporatante screditare il ruolo degli Alleati per alimentare il “mito della Resistenza”.
Il Partito Comunista Italiano, in particolare, sostenne con forza la narrazione della Resistenza come elemento fondante dell’identità nazionale, enfatizzandone il contributo nella lotta contro l’occupazione nazifascista. E fu proprio il Partito Comunista Italiano a sottolineare i casi negativi compiuti dalle truppe marocchine. L’intento era chiaro screditare il ruolo degli Alleati per costruire il falso mito della Resistenza.
Non dico che episodi riprovevoli non ci furono ma questi fatti furono amplificati per mettere in cattiva luce gli Alleati ed esaltare i partigiani comunisti.
Dal lato opposto, ovvero delle destre, oggi questi episodi negativi servono oggi per la propaganda anti immigrazione ed in passato erano i metodi che la Repubblica Sociale Italiana dipingeva gli alleati ( di qualsiasi nazionalità) come occupanti.
Rimane celebre, a questo proposito il manifesto dove si vede un soldato alleato di colore che violenta una donna italiana e la scritta ” difendila” . Anche questa volta , la storia viene piegata alla ragione politica .
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È innegabile che vi siano stati episodi di violenza contro i civili, eventi tragici che, pur non essendo giustificabili vanno condannati , come altrettanto va fatto per atti simili furono commessi anche da altre forze militari (italiani compresi) in diversi teatri bellici, inclusi i Balcani.
Allo stesso tempo, il contributo dei soldati marocchini alla liberazione d’Italia rappresenta un aspetto fondamentale della storia della Seconda Guerra Mondiale. La loro partecipazione fu decisiva nel favorire l’avanzata degli Alleati nel 1944 e nel 1945, accelerando la sconfitta delle forze tedesche e contribuendo in modo significativo alla fine del conflitto
Nel dopoguerra, il sacrificio di questi soldati fu riconosciuto attraverso varie onorificenze. Molti di loro ricevettero decorazioni al valore militare da parte della Francia e degli alleati. Tuttavia, il loro contributo rimase spesso in secondo piano rispetto alle narrazioni ufficiali della liberazione, che tendevano a enfatizzare il ruolo della Resistenza italiana. Quest’ultima si appropiò della liberazione nazionale, quando nella realtà fu secondario e numericamente non incisivo rispetto al sacrificio degli Alleati
. Nel Marocco postcoloniale, il ruolo dei Goumiers nella Seconda Guerra Mondiale è stato invece valorizzato come esempio di sacrificio e impegno dei soldati marocchini in una guerra combattuta lontano dalla loro terra natale.
I soldati marocchini giocarono un ruolo determinante nella liberazione d’Italia, distinguendosi in alcune delle battaglie più difficili della Campagna d’Italia. Il loro contributo fu essenziale per sfondare le linee difensive tedesche e consentire la vittoria alleata. Tuttavia, la loro memoria è segnata anche dalle violenze contro i civili, che hanno lasciato una ferita aperta nella storia italiana. Questa ferita va sanata e non usata per ragioni politiche , prima dalla sinsitra ora dalla destra.
Allo stesso modo mi rivolgo ai marocchini Italia, essi devo sentirsi fieri dei loro avi , che hanno liberato l’Italia. La libertà d’Italia è anche merito dei marocchini , il loro sangue ha consacrato , mi si passi il termine questa Nazione, e in un certo senso devono difenderla . La libertà d’Italia è cementata anche dal sangue di marocchini e altri fedeli mussulmani e per questa ragione che devono sentirla come sacra
Marco Baratto