LETTERA APERTA AL MINISTRO MATTEO SALVINI

Diwp

Feb 6, 2025 #dialogo, #islam, #politica


Caro MatteoSalvini,
Ti dò del tu perché ci conosciamo di persona e sono sicura che possiamo ascoltarci e dialogare con serenità e senza fraintendimenti.
Per questo mi rivolgo a te, nella tua veste di Segretario della Lega, in modo diretto e pubblico.
La questione del velo islamico é spinosa ed é indubbiamente politica.
Proprio in quanto tale, può essere affrontata in modo civile e non antagonista.
Come sai, sono una dei firmatari del Patto Nazionale tra le comunità islamiche e lo Stato.
Un documento importante che sancisce, tra l’altro, il dovere al rispetto delle leggi nazionali e la separazione tra Stato e fede.
La mia ultra decennale battaglia, accolta ed inclusa in quel Patto, riguarda proprio il divieto di coercizione dei modelli religiosi, la libertà personale e di espressione delle donne musulmane ed infine il rispetto delle identità islamiche che caratterizzano le comunità stesse.
Identità che ci rendono, pur uguali nella fede, diversi nella lingua, cultura, pensieri e atteggiamenti.
Valori sociali tutti ugualmente degni di considerazione, in primis tra di noi musulmani.
Il Patto per l’Islam definisce poi in modo inequivocabile quali siano i principi invalicabili della Costituzione, per poi precisarli negli articoli riguardanti i diritti universali e individuali del cittadino/a e nella richiesta di rimuovere, ove presenti, ostacoli e discriminazioni.
Di quali ostacoli e discriminazione parlo?
Il breve elenco che ti espongo li riassume:
– il matrimonio forzato o combinato, le mutilationi dei genitali femminili tradizionali mascherate da falsi concetti religiosi (il Corano non impone nulla a riguardo, anzi vieta di infliggere al corpo pratiche che comportano sofferenza), le violenze di genere (compresa la devastante taharrush gamea, ovvero l’assalto sessuale di gruppo), il diritto negato a svolgere ruoli religiosi, l’eredità dimezzata prevista per le donne, il diritto a contrarre matrimoni misti senza l’obbligo di conversione del coniuge, il diritto di divorziare e la certezza che i figli rimangono alla madre, la poligamia diffusa e taciuta, la limitazione dello strapotere del maschio nelle relazioni famigliari ed educative, l’obbligo di certificare tramite un documento di appartenza religiosa da parte di una moschea per essere seppelliti nelle aree predisposte ai defunti acattolici (cosa che a nessun parroco viene richiesto per i cittadini cristiani credenti o non), il divieto tradizionale imposto alle donne ad accompagnare i feretri dei propri cari, il riconoscimento nei luoghi di culto ad avere spazi adeguati e dignitosi di preghiera per le donne, la creazione di un albo per gli imam e le guide religiose riconosciuti dallo Stato, i sermoni in lingua italiana, la difficoltà di prevedere un sistema di rappresentanza religiosa corale e democratica aperto anche alle donne e non conforme ai dettami di una sola corrente giuridica islamica.
Magari fosse solo una questione di “velo”!
Come vedi, per conquistare diritti specifici percorriamo una via difficile, ma che pensiamo sia possibile realizzarli.
Dunque, vengo al punto:
– Con l’attuale mozione regionale presentata dalla Lega in Regione Lombardia, purtroppo si perde l’occasione di sostenere la nostra battaglia di libertà a NON voler indossare veli e/o varie stoffe.
– Ancora una volta le leggittime richieste di libertà e di rispetto delle cittadine di fede islamica verranno soffocate da qualche metro di stoffa!
Verremo marginalizzate “dall’higiab”, sia che si é contrari o a favore.
– Rispetto a quanto viene proposto in Regione, non possiamo emanciparci se ci focalizziamo solo sul velo. É invece fondamentale essere riconosciute integralmente nella società in cui viviamo e per quello che siamo individualmente.
Libere cittadine che desiderano vivere la propria esterioritá in sicurezza e in serenità.
– Con quale autorevolezza potremmo difendere il diritto a camminare a testa scoperta, se sul nostro capo infuria una battaglia ideologica?
Come potremmo autorappresentarci, se poi veniamo tacciate di essere conniventi con gli “islamofobi” e le loro posizioni?
Perché, non nascondiamolo, di questo si tratta, ed é questo che si pensa della destra, in modo particolare della Lega.
– Il rischio che corriamo é l’esclusione e il silenzionamento facile, superficiale ed immediato, che coinvolgerá soprattutto le nostre figlie, giovani donne perfettamente integrate nella cultura italiana (e lombarda).
– Perché vogliamo dare vigore e forza d’opposizione ai soliti maschi islamici che, credendosi detentori della “Verità Religiosa”, parleranno per noi?
E che poi la stampa ricercherà per conoscerne pensieri e opinioni trite e ritrite.
Sappiamo tutti che lo scontro ideologico avverrà con loro e con le velate che ne condividono il pensiero!
Le rare voci femminili islamiche contrarie ne usciranno a pezzi, per poi piombare nell’isolamento “morale” e nella perdita di autorevolezza.
Il risultato? Sottomesse!
– Si ha una vaga idea delle feroci discriminazioni alle quale siamo soggette, perché non allineate ai distopici modelli wahabiti imperanti?
Persino i nostri variopinti abiti tradizionali africani o asiatici vengono messi in discussione e sono mal tollerati!
Lo dico con cognizione di causa e per esperienza diretta.
E che potranno dire le nostre cittadine musulmane iraniane, albanesi, turche, azere, cinesi, amazigh, senegalesi, nigeriane, maliane, quando vorranno rispettare le loro bellissime tradizioni e fogge femminili, mentre il pensiero dominante le vede “impure”?
– Perché invece insieme alle cittadine arabofone (che persino in Arabia Saudita e nei paesi del Golfo girano con libertà sia velate che a capo scoperto), non possiamo condividere una piattaforma di dialogo che metta al centro le nostre figlie, la loro educazione, il rispetto di sé stesse; senza costringerle a coprirsi il capo o a comprimerle in modelli educativi illiberali?
E perché non possiamo dire loro (alle nostre ragazze) che se da grandi, con consapevolezza, vorranno indossare l’hijab o toglierlo liberamente, nulla cambia?
Erano, sono e rimarranno le nostre figlie.
Cioè persone!
– Perché non possiamo affrontare e discutere, noi e voi, del trauma che vivono le nostre adolescenti che si sentono diverse delle loro compagne italiane, perché costrette a far ginnastica intabbarrate o non poter accedere ai corsi di nuoto, mentre ai maschi tutto é permesso?
Perché escludere i padri e i fratelli in questo percorso d’emancipazione?
– Perché non possiamo garantire loro uno sviluppo individuale sereno?
Come potremmo dialogare con genitori costrittivi, se questa legge ci renderà non credibili?
Sapessi quanto é forte e inascoltato il dolore e la sofferenza delle nostre ragazze!
– Non temo di ripetermi nel dirti che, questa mozione in discussione mina proprio lo sforzo culturale di libertà che ciascuna di noi affronta nelle dimensioni domestiche e in sociali.
Tante di noi sono mediatrici culturali presso prefetture, questure, scuole, ospedali, consultori ecc.
Rischiamo di vanificare anni di progressi e di buone relazioni con le famiglie islamiche, perché saremo obbligate a disconoscere una posizione illiberale.
– Sappiamo bene che una tenzone diretta, radicalizza le parti e porta alla sconfitta di modelli di buon senso. E ancor peggio, ci costringerà a viverci come perenni “VITTIME”, cosa che rigettiamo con forza.
– Comprendo lo sforzo politico e legale nel voler tutelare i diritti delle minori, ma con una proposta del genere nulla si conclude, anzi daremo la stura a una inutile cascata di azioni legali che vanificheranno la ricerca di un modello positivo e concreto per una soluzione condivisa.
– Un esempio tangibile di tale fallimento é la violazione dell’obbligo a togliersi il burka nei luoghi pubblici.
Ma sai quanto é inapplicata questa legge?
Hai idea di quante sono le donne che girano agghindate in quel modo negli uffici? Tantissime!
Al contrario, nei nostri paesi islamici nessuna osa entrare completamente velata nei luoghi pubblici, perché tutti (persino i mariti possessivi e radicalizzati) rispettano un obbligo che non viola alcun dettame religioso. Ti dirò di più, sono i poliziotti maschi che rimuovono ciò che impedisce il riconoscimento!
– Da ciò che ti racconto, puoi ben comprendere che qui da noi, nel violare una legge sulla sicurezza, si sta conducendo una battaglia culturale.
E l’Occidente, caro Matteo, ne esce sconfitto, proprio perché é luogo di diritto e non di dittatura religiosa.
– Quindi insieme é possibile cambiare i paradigmi, affinché si possano creare le giuste alleanze con le culture islamiche femminili che aborrono tali esagerazioni.
– Conosco la sensibilità umana di gran parte dei politici e degli amministratori del tuo partito.
Tra di loro vi sono persone e/o genitori attenti e generosi, con i quali da decenni dialogo in modo costruttivo e della cui amicizia sono onorata.
– Sono certa che rinchiuderci tutti, noi e voi in un perimetro di stoffa, non rende onore al lavoro svolto finora e a quello che in futuro ci aspetta.
– Mi appello al tuo essere genitore, prima che al Salvini politico: – parliamoci e lavoriamo insieme, per il bene e il futuro delle nostre figlie.
Non solo mozioni, ma azioni.
Sono certa che, senza sterili scontri, insieme troveremo la strada giusta!
Un caro saluto.

Maryan Ismail

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