La crisi nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha assunto proporzioni drammatiche con l’avanzata fulminea dei ribelli dell’M23, che stanno conquistando territori strategici nella regione orientale del Paese come un coltello che affonda nel burro. Il gruppo armato, noto per le sue tattiche militari ben organizzate e il suo impatto devastante sulla popolazione civile, ha recentemente rivendicato la cattura di Goma, una città cruciale sia dal punto di vista economico che strategico.
Questa mossa ha scatenato il panico tra decine di migliaia di civili, costringendoli ad abbandonare le proprie case in cerca di sicurezza, spesso senza alcuna garanzia di trovarla.
Il governo congolese, con sede a Kinshasa, ha confermato la gravità della situazione, invitando i cittadini di Goma alla calma e chiedendo loro di rimanere nelle proprie abitazioni per evitare ulteriori tensioni. Tuttavia, le autorità non hanno esitato a puntare il dito contro il vicino Ruanda, accusato di fornire supporto diretto ai ribelli. Le accuse, sebbene già emerse in passato, sono state ribadite con maggiore forza in questa fase critica, portando il presidente Félix Tshisekedi a denunciare apertamente il coinvolgimento delle forze armate ruandesi ea chiedere una risposta decisa .
Una richiesta di solidarietà concreta, non aiuti di circostanza
In un appello chiaro e accorato, il presidente Tshisekedi ha sottolineato che la RDC non sta chiedendo aiuti umanitari fini a sé stessi, bensì una solidarietà autentica, basata sul rispetto della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale del Paese. “Non è un favore, ma una responsabilità collettiva preservare la pace e la sicurezza internazionale”, ha dichiarato il presidente, evidenziando come la stabilità nella RDC sia una questione di interazionale
Secondo Tshisekedi, il sostegno richiesto non si limita a semplici dichiarazioni di condanna, ma si traduce in azioni tangibili. È necessaria l’imposizione di sanzioni mirate contro il Ruanda, i suoi leader militari e politici direttamente coinvolti nei crimini denunciati, e le reti finanziarie che supportano i ribelli. Questo, ha ribadito, non solo per contrastare l‘M23, ma anche per inviare un messaggio chiaro a tutti coloro che violano il diritto internazionale e fomentano l’instabilità.
Il Ruolo del Ruanda e il doppio standard internazionale
il Ruanda non si limita al supporto al gruppo M23. ma anche uno dei principali sostenitori di diverse forze separatiste, tra cui il Fronte Polisario, sottolineando un modello di interventismo che destabilizza regioni e l’ intera Africa
Questa situazione ha sollevato un quesito di fondo: perché la comunità internazionale, che in altri contesti ha risposto prontamente a violazioni della sovranità nazionale, rimanendo in silenzio di fronte all’aggressione subita dalla RDC?
L’esempio dell’Ucraina, dove l’Occidente ha adottato misure dure sanzioni economiche e punitive contro la Russia, è emblematico. Tuttavia, nel caso della RDC, sembra prevalere un atteggiamento di indifferenza, lasciando il Paese ad affrontare da solo una crisi che ha profonde implicazioni regione.
Questa mancanza di attenzione non solo alimenta un senso di abbandono tra la popolazione congolese, ma rischia di legittimare le azioni del Ruanda. La doppia morale della comunità internazionale diventa evidente se si considera che entrambe le situazioni, sia quella ucraina che quella congolese, rappresentano una chiara violazione della sovranità nazionale e del diritto internazionale
Le conseguenze umanitarie e politiche
La crisi in corso nella RDC non è solo una questione militare o politica, ma anche una tragedia umanitaria di enormi proporzioni. Decine di migliaia di sfollati interni si trovano ora in condizioni precarie, senza accesso a cibo, acqua potabile e assistenza medica. Le immagini di famiglie in fuga, spesso costrette a percorrere chilometri a piedi, sono il simbolo di una crisi che colpisce principalmente i più vulnerabili: donne, bambini e anziani.
Parallelamente, la fragile economia del Paese, già pesantemente compromessa da decenni di conflitti e sfruttamento delle risorse naturali, rischiando di subire ulteriori danni. La perdita di Goma, un importante centro commerciale, rappresenta un duro colpo per la RDC in termini economici.
Un appello alla comunità internazionale
La crisi nella RDC è un banco di prova per la comunità internazionale. È necessario trasformare le dichiarazioni di condanna in azioni concrete per fermare l’avanzata dell’M23, sanzionare il Ruanda .
Il silenzio e l’inazione, in questo contesto, rappresentano una complicità passiva in una tragedia che sta distruggendo vite umane e compromettendo il futuro di un’intera nazione. È tempo che la comunità internazionale riconosce la gravità della situazione nella RDC e agisca con la stessa determinazione dimostrata in altre crisi globali. Preservare la pace e la sicurezza nella RDC non è solo un dovere morale, ma una responsabilità verso una Nazione che molto vuole crescere.
Marco Baratto