Il Mozambico sull’orlo di una guerra civile? una Nazione divisa tra lotta all’intergralismo e appoggio al Polisario

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Gen 9, 2025 #Mozambico, #politica

La situazione in Mozambico è estremamente complessa e si sviluppa su più livelli di crisi, intrecciando tensioni politiche, conflitti armati e disordini sociali. L’annuncio del ritorno di Venâncio Mondlane, leader dell’opposizione, sta polarizzando ulteriormente un Paese già profondamente diviso.

Venâncio Mondlane, candidato del partito PODEMOS, ha contestato la legittimità delle elezioni presidenziali del 9 ottobre scorso, sostenendo di essere il vero vincitore.

La proclamazione di Daniel Chapo come presidente eletto da parte della Corte Costituzionale, il 23 dicembre, non ha placato le accuse di frode. La situazione è ulteriormente peggiorata con l’annuncio di Mondlane di voler tornare in patria il 9 gennaio 2025, dichiarando apertamente che assumerà il potere, anche a rischio della propria vita. Questa sfida diretta al governo rischia di far precipitare il Paese in una crisi istituzionale senza precedenti.

Le proteste che hanno seguito le elezioni sono state caratterizzate da una violenta repressione da parte delle autorità. Dal mese di ottobre, migliaia di persone hanno manifestato contro il presunto furto elettorale. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono degenerate in scontri che hanno causato circa 300 morti e numerosi feriti. Le forze dell’ordine sono state accusate dall’opposizione di arresti arbitrari e di violazioni dei diritti umani, esacerbando il clima di tensione.

Il caos politico ha avuto ripercussioni anche sul fronte della sicurezza. Una fuga di massa dal carcere di Maputo, in cui circa 6000 detenuti sono riusciti a evadere, ha aggiunto un ulteriore livello di instabilità. Gli scontri tra i carcerati e le guardie carcerarie hanno portato alla morte di almeno 30 persone, lasciando il Paese in una situazione di vulnerabilità.

Nel frattempo, il nord del Paese continua a essere teatro di un violento conflitto iniziato nel 2017. I gruppi armati nella provincia di Cabo Delgado hanno costretto oltre 80.000 persone a fuggire solo nel 2024, portando il totale degli sfollati a numeri impressionanti. Le famiglie sfollate vivono in condizioni estremamente difficili, con urgente bisogno di cibo, riparo e assistenza medica.

La violenza ha lasciato profonde cicatrici psicologiche nella popolazione. Esperança Chinhanja, psicologa di Medici Senza Frontiere, riferisce che molti sfollati soffrono di ansia, attacchi di panico e depressione. Alcuni hanno perso l’intero nucleo familiare, assistendo a violenze indicibili come decapitazioni e omicidi.

Un elemento controverso della politica estera del Mozambico è il mantenimento della sua alleanza con il Polisario, nonostante le gravi difficoltà interne. Questa posizione è criticata da molti, poiché viene vista come una distrazione rispetto alle priorità nazionali. In un contesto di crisi, la scelta di perseverare in queste relazioni rischia di compromettere ulteriormente la stabilità del Paese. Oltre che essere un contro senso.  Moputo lotta contro lo “Dahesh” non sapendo o facendo finta di non sapere che i campi di Tinduf sono il luogo di reclutamento del cosi detto “Stato Islamico” 

Il ritorno di Mondlane potrebbe fungere da catalizzatore per un’escalation della crisi. Il suo annuncio di voler assumere la guida del Paese sfida apertamente l’autorità di Chapo e potrebbe portare a nuovi scontri. L’insediamento ufficiale di Chapo, previsto per il 15 gennaio, è circondato da incertezza.

In parallelo, il conflitto a Cabo Delgado e la crisi umanitaria continuano a peggiorare, lasciando il Mozambico in una situazione di emergenza multipla. La combinazione di crisi politiche, disordini sociali e conflitti armati richiede una risposta urgente e coordinata sia a livello nazionale che internazionale. 

Marco Baratto

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