Analisi del discorso di fine anno del Presidente del Senegal : verso una nuova dottrina di difesa africana?

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Gen 2, 2025 #Difesa, #politica, #Senegal

Il discorso del Presidente del Senegal del 31 dicembre rappresenta un punto di svolta per il Paese e, più in generale, per il continente africano. Tra i punti salienti del suo messaggio, spicca la decisione di chiudere tutte le basi militari straniere presenti sul territorio senegalese. “Il Senegal è un Paese indipendente, è un Paese sovrano, e la sovranità non consente la presenza di basi militari straniere”, ha dichiarato il Presidente, confermando un orientamento che incarna un desiderio di emancipazione politica e militare dalle influenze esterne, in particolare quelle legate al passato coloniale. Questa decisione, pur non avendo trovato grande risalto nei media internazionali, merita un’analisi approfondita, in quanto rappresenta un tassello significativo nel mosaico di trasformazioni che stanno interessando l’Africa.

Crescita delle spese militari africane

Secondo un rapporto pubblicato dall’International Peace Research Institute di Stoccolma, la spesa militare cumulativa dei Paesi africani ha raggiunto i 51,6 miliardi di dollari nel 2023, registrando un aumento del 22% rispetto al 2022. Questo dato, combinato con le scelte politiche come quella del Senegal, segnala una chiara tendenza: i Paesi africani stanno investendo in una maggiore capacità di autodifesa e in una nuova dottrina militare basata sulla sovranità e sull’indipendenza.

La crescita della spesa militare non è solo una questione di numeri, ma riflette un processo di affrancamento dai retaggi post-coloniali. I governi africani stanno progressivamente rifiutando il ruolo di pedine nello scacchiere geopolitico delle grandi potenze. Si tratta di una strategia che punta a rafforzare le capacità interne di difesa e a ridurre la dipendenza da attori esterni, che per decenni hanno mantenuto una presenza militare e politica significativa sul continente.

Verso la dissoluzione del Franco CFA

Un ulteriore passo nella direzione dell’autonomia potrebbe essere rappresentato dalla dissoluzione del Franco CFA, una valuta legata all’euro e considerata da molti un simbolo della persistente influenza coloniale francese in Africa. Questa possibilità è stata già discussa in diversi contesti, e l’eventuale superamento del Franco CFA sarebbe un atto altamente simbolico, oltre che pratico, per consolidare l’indipendenza economica delle nazioni africane.

Questa transizione è spesso accompagnata dal timore che nuove potenze, come la Russia e la Cina, possano sostituire le vecchie influenze coloniali. Tuttavia, la realtà sembra più complessa. Sebbene alcuni Stati africani intrattengano rapporti stretti con Mosca e Pechino, la direzione generale sembra puntare verso una gestione autonoma delle risorse e delle politiche interne, piuttosto che verso una nuova dipendenza.

Nuova dottrina militare africana

Il rifiuto delle basi militari straniere, come annunciato dal Senegal, si inserisce in un contesto più ampio di rinnovamento delle dottrine militari africane. Le nazioni del continente sembrano sempre più determinate a sottrarsi al meccanismo delle guerre per procura, che per decenni ha caratterizzato i conflitti africani.

Un esempio emblematico è rappresentato dalla situazione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove il Movimento 23 Marzo (M23), sostenuto dal Ruanda, agisce come un proxy per estendere l’influenza ruandese e accaparrarsi le risorse naturali dell’area. Questi scenari, tuttavia, appaiono sempre più come eccezioni, legate a dinamiche regionali specifiche, piuttosto che a una norma continentale.

Allo stesso modo, il Polisario, sostenuto dall’Iran e riconosciuto dal Ruanda, rappresenta un altro esempio di conflitto legato a logiche del passato. Tuttavia, l’Africa nel suo complesso sembra muoversi verso un approccio più indipendente e svincolato da interessi esterni.

Una prospettiva africana per il futuro

La decisione del Senegal di chiudere le basi militari straniere è un chiaro segnale di questa nuova era. L’Africa, pur affrontando ancora numerose sfide, si sta gradualmente distaccando dalle dinamiche che l’hanno vista spesso vittima di ingerenze esterne. Questa evoluzione è accompagnata da un crescente senso di identità continentale e dalla volontà di costruire una sovranità autentica.

Nonostante i timori che le nuove potenze emergenti possano trarre vantaggio da questa transizione, è evidente che a beneficiarne saranno principalmente le nazioni africane. La loro capacità di sviluppare politiche economiche, militari e sociali autonome contribuirà a creare un continente più forte e coeso.

La strada verso questa indipendenza totale non sarà priva di ostacoli. Non si possono escludere episodi di instabilità, come colpi di Stato o tensioni regionali. Tuttavia, il quadro generale lascia intravedere un’Africa sempre più protagonista delle proprie scelte. L’annuncio del Presidente del Senegal è, in questo senso, una dichiarazione di intenti che potrebbe ispirare altre nazioni a seguire lo stesso percorso.

In conclusione, il continente africano si trova di fronte a una trasformazione epocale. L’abbandono delle basi militari straniere, l’aumento della spesa militare interna e la possibile dissoluzione del Franco CFA sono segnali di un desiderio collettivo di sovranità. Questa nuova dottrina di difesa e autonomia, lungi dall’essere un semplice cambio di strategia, rappresenta una profonda evoluzione nella storia del continente. A trarne vantaggio non saranno le grandi potenze globali, ma le nazioni africane, finalmente pronte a scrivere il proprio futuro.

Marco Baratto

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