L’assegnazione della Coppa del Mondo del 2030 al Marocco e quella del 2034 all’Arabia Saudita segnano un punto di svolta storico nel calcio mondiale e nella geopolitica globale. Per la prima volta, due nazioni a maggioranza musulmana ospiteranno la competizione calcistica più prestigiosa, simbolizzando un cambiamento radicale non solo nell’ambito sportivo, ma anche nel contesto geopolitico ed economico. Il Marocco e l’Arabia Saudita, pur avendo caratteristiche molto diverse, sono esempi tangibili di come due regioni, l’Africa e il Golfo, stiano emergendo come nuove potenze regionali, mettendo in discussione l’attuale ordine globale dominato da Stati Uniti, Russia e Cina.
Il Marocco è il primo paese nord africano a ospitare la Coppa del Mondo in un’epoca in cui il calcio è diventato uno degli strumenti principali per proiettare potere e visibilità internazionale. Questo riconoscimento non è casuale: il Marocco ha dimostrato un costante impegno nel migliorare le proprie infrastrutture, promuovere il turismo e sviluppare il proprio ruolo geopolitico. La vittoria nella battaglia per ospitare i Mondiali 2026 insieme a Stati Uniti, Canada e Messico ha già segnato un importante passo per il paese, ma l’assegnazione per il 2030 a un paese africano di sua propria iniziativa segna il definitivo ingresso di questa nazione nella mappa globale delle potenze calcistiche e geopolitiche.
Il Marocco ha spinto molto sulla sua strategia di modernizzazione e sul miglioramento delle sue infrastrutture, non solo per accogliere i tifosi, ma anche per favorire un ampio sviluppo del paese. Le città di Casablanca, Rabat, Marrakech e Fez, tra le altre, stanno vivendo un boom edilizio che non si limita agli stadi, ma comprende anche miglioramenti nelle infrastrutture di trasporto, nei settori tecnologici e nelle politiche ecologiche. Inoltre, il paese ha intrapreso un processo di “africanizzazione” delle sue relazioni diplomatiche e commerciali, consolidando il proprio ruolo di hub economico e politico per il continente.
Culturalmente, il Marocco è un ponte tra l’Occidente e l’Africa, con una tradizione di tolleranza religiosa e di scambio tra Islam e Occidente che ha sempre giocato un ruolo chiave nelle sue dinamiche politiche. L’ospitare i Mondiali del 2030 rappresenta, dunque, non solo una vetrina per il calcio, ma un segnale di come l’Africa stia emergendo come attore centrale nelle dinamiche globali.
Se il Marocco rappresenta un’affermazione della nuova Africa, l’Arabia Saudita incarna la potenza emergente del Golfo, che da decenni sta puntando alla diversificazione economica e al rafforzamento del proprio ruolo di leadership. L’assegnazione della Coppa del Mondo 2034 a Riad è una mossa simbolica che si inserisce perfettamente nel contesto delle ambizioni saudite, che guardano sempre più a un ruolo centrale nell’area mediorientale e globale.
L’Arabia Saudita sta vivendo un periodo di trasformazione radicale sotto la leadership del principe ereditario Mohammed bin Salman, che ha lanciato il progetto “Vision 2030” per modernizzare l’economia, ridurre la dipendenza dal petrolio e sviluppare un settore turistico e sportivo che possa attrarre investimenti internazionali. L’industria calcistica, in particolare, è uno degli strumenti principali di questa strategia. Le recenti acquisizioni di giocatori e allenatori di livello mondiale da parte delle squadre di calcio saudite, unite alla costruzione di nuovi stadi e infrastrutture moderne, testimoniano l’intento di posizionare il paese come una potenza calcistica a livello globale.
Ospitare la Coppa del Mondo 2034 è parte di questo piano più ampio. La competizione rappresenterà una piattaforma ideale per mostrare la “nuova Arabia Saudita”, un paese che sta cambiando radicalmente e che cerca di emanciparsi dall’immagine conservatrice e tradizionale che lo ha contraddistinto per decenni. Le riforme sociali, economiche e culturali, come l’apertura delle porte del paese al turismo e il miglioramento dei diritti delle donne, sono manifestazioni tangibili di questo cambiamento. La Coppa del Mondo sarà un’occasione per presentare al mondo un’Arabia Saudita moderna, dinamica e aperta.
La contemporanea assegnazione della Coppa del Mondo 2030 al Marocco e della 2034 all’Arabia Saudita segna un cambiamento nella geopolitica mondiale che va ben oltre il calcio. Se per decenni il potere globale è stato dominato da tre attori principali – Stati Uniti, Russia e Cina – ora stiamo assistendo alla nascita di nuove potenze regionali che non si limitano a essere semplici attori locali, ma si stanno impadronendo di una scena globale sempre più centrale.
Il Marocco, pur con una posizione geopolitica diversa rispetto all’Arabia Saudita, sta emergendo come un attore chiave in Africa e nel mondo arabo. Con la sua stabilità politica, la crescente influenza in Africa subsahariana e il suo impegno nella lotta contro il cambiamento climatico e per lo sviluppo sostenibile, il Marocco sta tracciando un percorso che lo porterà a essere una delle “nazioni chiave” non solo nel calcio, ma anche nell’economia e nella diplomazia africana.
Dall’altro lato, l’Arabia Saudita, con la sua ricchezza derivante dal petrolio e le nuove politiche di diversificazione, sta puntando a diventare una potenza globale che non può essere ignorata. La sua posizione nel Golfo, il suo impegno nel riformare il paese e l’alleanza strategica con gli Stati Uniti sono segnali che il paese ha intenzione di essere un protagonista importante nella politica globale, andando oltre il tradizionale ruolo di potenza petrolifera ed in propettiva potenza nelle nuove fonti di energia.
L’assegnazione dei Mondiali 2030 al Marocco e 2034 all’Arabia Saudita segna l’inizio di una nuova era per il calcio e per la geopolitica mondiale. Questi paesi, pur appartenendo a contesti culturali, politici e sociali molto diversi, sono un simbolo della trasformazione che sta investendo il mondo arabo e africano. Lontano dalla logica occidentalocentrica, Marocco e Arabia Saudita stanno riscrivendo le regole del gioco, proponendo un nuovo ordine globale nel quale le potenze regionali come queste non solo esercitano un’influenza crescente, ma si pongono anche come punti di riferimento per il futuro geopolitico ed economico mondiale.
Marco Baratto