Il 29 ottobre il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha visitato la Libia per la quarta volta da quando ha assunto l’incarico due anni fa. Intervenendo al Business Forum italo-libico, Meloni ha sottolineato l’estrema importanza delle relazioni con la Libia per l’Italia e l’UE. A margine del Business Forum, il Presidente Meloni ha avuto un incontro bilaterale con il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale libico (GNU), Abdul Hamid al-Dabaiba. La discussione si è focalizzata sui diversi ambiti di una cooperazione bilaterale in continua crescita[1].
Mentre agli occhi dell’opinione pubblica la cooperazione italiana con la Libia si concentra principalmente sulla creazione di un hub per i flussi energetici tra Italia, Africa ed Europa e su un’ampia cooperazione sulla questione migratoria, la natura della presenza italiana in Libia è molto più articolata.
Da mesi si susseguono voci[2] sulla formazione di una forza congiunta nella Libia occidentale tra gruppi armati locali e militari europei, allo stesso tempo sono stati osservati diversi movimenti di militari americani in addestramenti, e visite di personale militare americano a basi libiche.
Nell’aprile 2024 il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski in un’intervista con la testata greca Kathimerini ha dichiarato che l’UE è in procinto di creare una capacità militare di dispiegamento rapido in Libia, dallo stesso Sikorski chiamata “Legione europea”[3].
Le prime informazioni riguardanti l’attività di tale Legione in Libia erano povere di dettagli, soprattutto sui suoi promotori e sulla natura di questa cooperazione. In seguito è emersa l’informazione che il ruolo chiave è svolto dall’Italia, la quale fornisce al Governo di Unità Nazionale di al-Dabaiba supporto militare e addestramento in cambio di aiuto alla lotta contro i migranti illegali che arrivano sulle coste italiane attraverso il Mar Mediterraneo, e della concessione di diritti prioritari alle compagnie italiane per esplorare ed estrarre petrolio e gas. Tuttavia, il governo italiano non riconosce la presenza della Legione Europea in Libia.
Come riportato dalla testata Afrigatenews:
“Alcuni ritengono che gli scontri tra milizie ad al-Zawiya siano la prova che la Legione Europea abbia già iniziato la sua attività in Libia, poiché ogni volta che una nuova forza straniera arriva nel Paese, inizia un conflitto tra le milizie per espandere le loro aree d’influenza con l’obiettivo di attirare a sé questa nuova forza.
Parlando della Legione Europea, gli esperti confermano che l’Italia è il principale promotore della sua formazione, poiché vede nelle terre libiche un tesoro in gas e petrolio che non può abbandonare, cerca quindi di saccheggiarlo d’intesa con il capo del Governo di Unità Nazionale nell’Ovest del paese, Abdul Hamid Dabaiba, in un accordo noto come “petrolio in cambio di armi per la permanenza al potere”.
Roma cerca di fare della Libia il suo punto di partenza verso i paesi del continente africano, secondo il piano Mattei annunciato dal primo ministro italiano Giorgia Meloni all’inizio di quest’anno, che mira a investire miliardi di dollari per espandere l’influenza italiana in Africa con l’obiettivo di contrastare l’immigrazione clandestina”[4].
Le forze della Legione Europea sono state viste in Libia in varie occasioni: un convoglio della Legione Europea in direzione di Hamada l’8 di agosto[5]; movimenti della Legione Europea verso la raffineria di al-Zawiya per metterla in sicurezza dopo gli scontri tra le milizie, il 28 ottobre. Ciò è avvenuto dopo gli scontri armati tra le milizie al-Far e al-Lahab nel tentativo di controllare la raffineria di al-Zawiya poiché considerata il loro principale centro di contrabbando di carburante[6].
Sempre a fine ottobre, risale una delle ultime apparizioni delle forze della Legione durante gli scontri ad al-Zawiya[7]: un cittadino documenta la foto di uno dei veicoli della Legione Europea a Tripoli mentre si preparava a dirigersi verso la città di al-Zawiya per proteggere i propri interessi. Le forze della Legione sono principalmente coinvolte nella protezione degli impianti di petrolio e gas e nella repressione degli scontri tra gruppi armati locali
Sebbene perfettamente allineata con il crescente interesse dell’Italia nell’espandere la cooperazione con la Libia, una decisione così audace solleva interrogativi: l’Italia ha davvero bisogno di un’unità militare che operi in violazione del diritto internazionale, mentre la cooperazione con la Libia è già ad alto livello?
Il quotidiano turco Aydinlik[8] fa luce sulle possibili motivazioni dell’Italia. Secondo quanto riportato nell’articolo, l’Italia è diventata lo strumento principale della Germania in una strategia globale sviluppata dai servizi segreti tedeschi. L’obiettivo principale della Germania è di espandere la sua influenza sul continente africano attraverso paesi partner, come l’Italia e la Turchia. Un altro obiettivo di Berlino è indebolire ulteriormente Parigi nel continente. Le iniziative portate avanti dalle attività dell’intelligence tedesca sono viste in Libia come più realistiche delle politiche francesi.
Dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il panorama della politica energetica della Germania e della maggior parte dell’Europa è cambiato radicalmente. Gli stati europei hanno in larga misura ridotto o addirittura tagliato completamente la loro dipendenza dai combustibili fossili russi e si sono assicurati sufficienti importazioni di energia da altri fornitori.
A causa della sua elevata dipendenza dalla Russia, in particolare dal gas naturale, la Germania si è trovata in condizioni di dover costruire nuove infrastrutture d’importazione di gas e di diversificare le sue fonti al fine di garantire sufficiente energia alla sua economia per evitare una profonda recessione.
Italia e Germania sono quindi diventate partner cruciali per sostenere la propria stabilità energetica. Nell’ottobre del 2023 i due paesi hanno concordato di espandere la loro cooperazione energetica al fine di rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento e la transizione verso la neutralità climatica. Il “Piano di Azione italo-tedesco per la cooperazione strategica bilaterale e nell’Unione Europea” firmato in tale occasione da Giorgia Meloni e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz prevede: un nuovo gasdotto attraverso le Alpi, l’ampliamento del Corridoio Centro-Meridionale per gas e idrogeno, accordo sulla possibilità di mettere in produzione nuovi giacimenti di gas fossile[9].
Sulla scia di questa cooperazione nel marzo 2024 la Germania ha firmato accordi di solidarietà per la fornitura di gas con Italia e Svizzera nel tentativo di migliorare la sicurezza energetica in Europa. Con tale accordo i tre paesi “hanno deciso di aiutarsi reciprocamente in caso di emergenza con forniture di gas destinate all’approvvigionamento dei rispettivi clienti protetti”[10].
I media libici e turchi evidenziano come l’attuazione del desiderio della Germania di ottenere l’accesso al gas libico era solo questione di tempo. Il BND (Bundesnachrichtendienst – Servizio federale d’intelligence della Germania), essendo l’organismo politico più libero in termini di attuazione delle politiche, ha elaborato un piano che consente all’Italia di ampliare la propria influenza in Libia, aumentando le importazioni di gas a livelli senza precedenti, ricevendo al contempo dalla Libia un aiuto cruciale nella lotta all’immigrazione illegale da parte delle milizie fedeli al GNU
Hamed Arif, un esperto di relazioni internazionali[11], ha commentato il piano tedesco in un articolo sulla testata egiziana Masrawy.
Arif ritiene che l’alleanza italo-tedesca sia reciprocamente vantaggiosa e persegua l’obiettivo più ampio di mantenere il predominio economico tedesco nell’UE. L’Italia ottiene i suoi vantaggi nella possibilità di diventare un importante hub del gas in Europa e di alleviare la questione dell’immigrazione, mentre la Germania mantiene la sua leadership manifatturiera ed economica in Europa, tenendo sotto pressione la Francia.
Arif ha aggiunto, che la Germania sta cercando di espandere la propria presenza nel continente africano attraverso società transfrontaliere e altri metodi celati per diversi motivi, il primo dei quali è quello di nascondere questa presenza ai popoli di quei paesi, oltre ad evitare scontri diretti con gli altri paesi occidentali presenti nella regione, innanzitutto la Francia.
L’esperto ha continuato affermando che la politica tedesca passa attraverso la politica ombra poiché vuole ridurre l’attenzione dei concorrenti diretti di altri paesi che ambiscono ad essere presenti in Africa, e per evitare la presenza diretta in tal modo eludendo il coordinamento politico attraverso le istituzioni democratiche.
L’unico problema possibile a questo piano è una reazione internazionale e regionale dopo che diverrà pubblicamente noto. La Francia e gli Stati Uniti certamente non resteranno inattivi.
Eliseo Bertolasi
Note
[1] https://www.governo.it/it/articolo/tripoli-il-presidente-meloni-al-business-forum-italia-libia/26934
[4] https://www.afrigatenews.net/article/عودة-إيطاليا-للمشهد-الليبي-هل-هو-علامة-إنطلاق-الفيلق-الأوروبي/
[5] https://www.facebook.com/share/p/183g1QVx6P/
[6] https://www.facebook.com/share/p/1876YA8ee1/
[8] https://www.aydinlik.com.tr/haber/berlin-libyaya-nufuz-ediyor-493940
[9] https://www.rinnovabili.it/mercato/politiche-e-normativa/gas-fossile-accordo-italia-germania/
[11] https://www.masrawy.com/news/news_publicaffairs/details/2024/10/26/2664083/متخصص-بالعلاقات-الدولية-هناك-توافق-غربي-بشأن-ضرورة-الاستفادة-من-ثروات#Archived