Il 7 settembre, Abdelmadjid Tebboune sarà rieletto Presidente della Repubblica d’Algeria dopo una non-campagna elettorale in pieno agosto. Un’elezione garantita e perché la cosa più importante nel sistema algerino è essere scelti e sostenuti da dall’Esercito nazionale del popolo (ANP). Poiché Tebboune è stato riconfermato dall’esercito, sarà rieletto.
Due candidati, un islamista e un socialista, anch’essi tollerati dall’ANP per dare al sistema un “sapore” di democrazia, agiranno come “lepri”, o tirapiedi, come sotto il governo di Bouteflika.
Saranno lì per decorazione, per far capire al mondo e alla Francia che “democrazia” non è una parola vuota in Algeria.
Da questo punto di vista, i metodi non sono cambiati.
Più che il suffragio universale, in un’elezione algerina contano due cose: da un lato, la scelta fatta dall’Esercito Nazionale del Popolo (ANP), che dal 1962 ha sempre scelto i capi di Stato algerini. dal 1962 ha sempre scelto i capi di Stato algerini, Chadli nel 1979, mentre Bouteflika
Boudiaf, cercato in Marocco nel 1992, poi assassinato, Zeroual nel 1995, Bouteflika, ricercato nel suo ritiro svizzero nel 1999, Tebboune scelto nel 2019 dal Capo di Stato Maggiore, Ahmed Gaïd Salah.
In questo modo, il candidato dell’esercito è sicuro di essere eletto. Ci sarà sicuramente una campagna elettorale, un Consiglio costituzionale per monitorare e convalidare l’onestà della campagna, eliminare i candidati “cattivi”, come Louisa Hanoune, abituata alle elezioni presidenziali, e soprattutto e soprattutto Zoubida Assoul, che è stata eliminata dalla corsa.
Insomma, il “palcoscenico democratico” sarà allestito per far finta di giocare alla “democrazia”,
allo stesso modo in cui i bambini “giocano alla guerra” o “a fare i mercanti”!
D’altra parte, l’affluenza è l’unico vero barometro delle elezioni: l’unico modo per protestare o esprimere preoccupazione in Algeria è votare. L’unico modo per protestare o esprimere preoccupazione in Algeria è boicottare le elezioni del 7 settembre. Il punteggio del presidente uscente non è importante.
Conta solo l’affluenza alle urne. Per quanto sia possibile i “risultati”, con un Consiglio Costituzionale e un esercito benevoli, è altrettanto è difficile mascherare l’affluenza alle urne.
Un seggio elettorale vuoto è vuoto ! In alcune regioni, come la Cabilia, è probabile che questo tasso sia inferiore al di sotto del 10%, come nel 2019, quando il tasso di affluenza ssi aggirava intorno al 2%.
Infine, nonostante le dichiarazioni ufficiali, la situazione della “nuova Algeria” del presidente Tebboune a livello nazionale non è certo brillante. La repressione non è mai stata così feroce. Questo non viene detto. Guai a chi pubblica le proprie impressioni o commenti sulla vita politica sui social network! commenti sulla vita politica! Guai a chi scrive sui giornali di sul modo in cui viene gestito il Paese o che si lamentano della situazione economica.
Checché ne dicano gli apologeti del sistema, non ci sono mai state così tante persone che vogliono trasferirsi all’estero non è un caso che i leader algerini siano stati così entusiasti dell’accordo con la Francia del dicembre 1968, che ha permesso di “evacuare” questi giovani turbolenti verso la sponda settentrionale del Mediterraneo.
Non bisogna dimenticare che il contesto internazionale era particolarmente complesso e sfavorevole all’Algeria, che si trovava sulla difensiva. L’Algeria è sulla difensiva: a est, le truppe del maresciallo Haftar, sostenute dagli Emirati Arabi Uniti,stanno muovendo verso avvicinandosi all’Algeria.
A sud, Algeri, seguendo l’ex colonizzatore francese, è stata cacciata dal Mali e più in generale dal Sahel. A ovest, le relazioni sono sempre più tese con il vicino Marocco, che è in costante punti sullo scacchiere internazionale, in particolare sulla questione del Sahara occidentale.
Infine, a complicare le cose, mentre la storia d’amore tra Emmanuel Macron e Abdelmadjid Tebboune sembrava promettente, il 30 luglio i francesi hanno deciso di appoggiare il piano di autonomia del Marocco per il Sahara occidentale. Un colpo alla schiena per Algeri.
Insomma, le elezioni del 7 settembre non cambieranno nulla: la “nuova Algeria” deve combattere su più fronti, interni ed esterni su più fronti, e non si vede come il Paese potrà superare questo periodo difficile se non ci sarà un “aggiornamento” in tutti i settori.
Xavier Driencourt
Xavier Driencourt È stato ambasciatore di Francia in Algeria due volte, dal 2008 al 2012 e dal 2017 al 2020, durante la presenza di Abdelaziz Bouteflika come presidente.