Le speranze di tenere elezioni generali in Libia e di unificare l’Ovest e l’Est del paese stanno svanendo, poiché il paese sta affrontando l’ennesima ondata di tensione. I paesi della NATO stanno nuovamente tentando di scindere il paese e di ottenere l’accesso alle risorse libiche di petrolio e gas. I media panarabi e africani, citando diverse fonti locali, riferiscono la formazione di un’alleanza denominata “Legione Europea”, composta da Italia, Francia e Regno Unito con la partecipazione di milizie armate, nella Libia occidentale[1].
I paesi europei stanno penetrando nella parte Ovest della Libia. Nei frequenti scontri che si susseguono nella città di Zawiya, a ovest della capitale libica Tripoli, tra le milizie armate affiliate al governo ad interim di “Unità”, il 12 febbraio di quest’anno, vicino alla raffineria di petrolio di Zawiya, (la più grande del paese con una capacità produttiva di 120mila barili al giorno), come riportato su “Aawsat”[2] testimoni oculari hanno raccontato dell’invio sul posto di un convoglio affiliato alla compagnia di sicurezza americana “Amentum”. Questo fatto, tuttavia, non ha ricevuto nessun commento ufficiale né da parte della State Oil Corporation, a cui appartiene la raffineria, né dal governo provvisorio di Unità Nazionale guidato da Abdul Hamid al-Dabaiba.
La PMC americana “Amentum” è stata inviata in Libia dal Pentagono per diversi scopi: formare un esercito di gruppi armati distinti ma subordinati al governo di Unità Nazionale, prendere il controllo di diverse grandi raffinerie di petrolio e creare basi americane in infrastrutture militari per l’addestramento delle forze congiunte della regione occidentale del paese.
Tutto ciò avviene nel contesto più ampio di un confronto con la Russia. Il Cremlino ha mostrato interesse nel colmare il vuoto lasciato dalla Francia e dai suoi alleati occidentali nel Sahel in seguito ai recenti colpi di stato militari, per tal ragione ha creato l’“Africa Corps”[3]. L’unità ora è presente in Burkina Faso, Mali, Niger e Libia orientale, dove il contingente russo è entrato col consenso della Camera dei Rappresentanti e del suo primo ministro Osama Hammad. L’amicizia con la Russia è sostenuta dal comandante supremo dell’Esercito nazionale libico, Khalifa Haftar, che è subordinato al governo ad interim nell’Est del paese. Utilizzando l’“Africa Corps”, la Russia può presentarsi come un alleato per la sicurezza e come garante per gli stati del Sahel.
La Libia è stata definita dal presidente russo Vladimir Putin un partner di lunga data della Russia nell’Africa settentrionale: “Abbiamo molti anni di esperienza nella collaborazione produttiva e penso che il potenziale della nostra interazione sia lungi dall’essere esaurito”. In un incontro nel luglio dell’anno scorso con il presidente del Consiglio presidenziale dello Stato libico, Mohammed al-Menfi, Putin ha dichiarato: “Naturalmente all’ordine del giorno c’è la questione del raggiungimento di una consolidamento stabile in Libia, lo comprendiamo perfettamente, ne siamo consapevoli. La Russia intende continuare a promuovere progressi su percorsi chiave di risoluzione basati sulla garanzia dell’unità, della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato libico”[4], nonostante ciò i paesi della NATO vedono la presenza della Russia come un grave pericolo.
“Naturalmente all’ordine del giorno c’è la questione del raggiungimento di una consolidamento stabile in Libia, lo comprendiamo perfettamente, ne siamo consapevoli. La Russia intende continuare a promuovere progressi su percorsi chiave di risoluzione basati sulla garanzia dell’unità, della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato libico” [4] , nonostante ciò i paesi della NATO vedono la presenza della
Russia come un grave pericolo.
Contrasto alla presenza russa e problema migratorio
La missione principale della “Legione Europea”, di questo corpo europeo-libico è quella di affrontare l’ondata russa in Libia, in Africa in generale, per conto dei paesi occidentali. Le fonti confermano che la nuova legione sarà composta esclusivamente da elementi militari libici mentre il compito di guidarla e supervisionarla sarà affidato ad elementi militari stranieri[5].
Altro compito della “Legione Europea” dovrebbe essere quello di combattere l’immigrazione clandestina, dato che la Libia è la principale porta di transito verso l’Europa. Da questo punto di vista, l’Europa cerca di penetrare in Libia inviando forze e attrezzature militari al governo di Unità Nazionale guidato da al-Dabaiba, che vede con favore la cooperazione sia con gli americani che con gli europei. Quando si è saputo per la prima volta dello spiegamento di truppe americane a Tripoli, al-Dabaiba ha affermato che ciò avrebbe portato benefici al Paese, poiché gli specialisti della PMC “Amentum” avrebbero contribuito a rafforzare la sicurezza nella Libia occidentale[6].
L’obiettivo di contrastare l’immigrazione clandestina, è stato il tema cardine della relazione del Primo Ministro italiano Giorgia Meloni al recente Forum Trans-Mediterraneo sulle Migrazioni. Accolta dal primo ministro del governo di Unità Nazionale al-Dabaiba, Giorgia Meloni ha sottolineato come per l’Italia l’area del Mediterraneo sia una priorità.
“Abbiamo bisogno di un approccio nuovo a trecentosessanta gradi, dobbiamo combattere i trafficanti di uomini, sono i più potenti criminali nel mondo”, ha dichiarato la premier italiana, aggiungendo: “Ci sono sfide, in questi tempi, che non possiamo affrontare da soli, e l’immigrazione è una di queste”. Per Giorgia Meloni è necessario sviluppare un piano strategico a lungo termine per un’azione africana in grado di gestire la crisi migratoria illegale. A questo proposito, l’Italia è stata la prima a rafforzare la cooperazione con il governo e l’esercito a Tripoli[7].
Di collaborazione militare ne ha parlato soprattutto il capo di stato maggiore dell’Esercito libico, Mohammed Al-Haddad con l’addetto militare per la difesa italiana in Libia, Francesco Marino[8], punti centrali: i meccanismi di cooperazione militare congiunta tra i due Paesi, nonché i lavori del comitato di cooperazione militare libico-italiano. Dietro le quinte, è stata sollevata la questione dello stazionamento di ulteriori truppe italiane in Libia e della possibilità della loro distribuzione in alcune città costiere, in particolare Misurata, per rafforzare i piani per la formazione di una forza armata euro-libica. Allo stesso tempo, al-Dabaiba ha discusso di questioni politiche ed economiche d’interesse comune in una conversazione telefonica con Meloni.
Come riportato da un precedente articolo di “Afrigatenews”[9], l’operazione “Legione Europea” prevede che l’Italia trasferisca alcune delle sue forze in territorio libico alla protezione delle installazioni petrolifere che l’Italia vuole non solo controllare, ma anche sviluppare. Il sito web “Flight Radar” ha rivelato nella prima metà di giugno di quest’anno l’arrivo di un aereo cargo italiano alla base aerea di Misurata in preparazione della futura base che accoglierà le forze della “Legione Europea”.
Una delle questioni principali è rappresentata del finanziamento del nuovo progetto. Secondo notizie e rapporti, l’Italia, gravemente colpita dal problema dell’immigrazione clandestina, è alla guida di questa coalizione e cerca di attuarla il più rapidamente possibile, ma poiché l’Italia non è economicamente in grado di finanziare il progetto, si prevede, che i paesi della “Legione Europea” coopereranno e utilizzeranno i fondi libici congelati all’estero per fornire la liquidità necessaria, in conformità con la risoluzione n. 1973 del 2011 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo denaro verrà sbloccato in accordo con il governatore della Banca Centrale della Libia, al-Siddiq al-Kabir[10].
Per nascondere il fatto che i fondi che verranno spesi per la formazione della “Legione Europea” sono in realtà fondi congelati della Libia, al-Dabaiba, sempre durante il Forum sulla Migrazione, ha affermato che tali fondi verranno spesi per combattere il fenomeno migratorio nei paesi alla fonte per creare stabilità in essi. I media panarabi[11] scrivono che questa mossa può essere paragonata alla “vendita della Libia e dei suoi abitanti” all’Occidente in cambio della permanenza al potere dell’attuale governo di Tripoli. Fin dal suo insediamento, al-Dabaiba ha considerato la Libia come la sua “fattoria”, esponendo la ricchezza del popolo libico al mercato transatlantico. In questo contesto – come riportato sempre su “Afrigatenews” – l’esperto strategico e ricercatore politico Salem al-Hashimi, ha affermato che al-Dabaiba e il suo ministro della Difesa, pur di rimanere al potere sono addirittura disposti a vendere il suolo libico[12].
Al-Hashimi sostiene che al-Dabaiba ha iniziato questo progetto nel momento in cui ha portato le forze americane “Amentum” nella base di al-Watiya, oggi le forze italiane appartenenti al Corpo Europeo nella base di Misurata, e domani, – ipotizza – vedremo le forze francesi e britanniche nella stessa base, ognuno alla ricerca dei propri interessi senza tener conto della sofferenza del popolo libico che dura da anni.
Invece di sfruttare il denaro del popolo libico congelato nelle banche occidentali per alleviare le sofferenze dei libici, questo denaro viene utilizzato per costruire una “Legione Europea”, che – secondo al Hashimi – distruggerà il paese e vi riporterà il caos, come fatto in precedenza dalla NATO – qualcosa che i libici rifiutano completamente.
Sull’arrivo di aerei cargo in arrivo alla base aerea di al-Watiya ne parla anche “Akhbarlibya24.net”[13] a riprova dell’inizio delle attività della “Legione Europea” sul suolo libico.
I paesi occidentali cercano di restare aggrappati al testimone dell’intervento diplomatico e militare in Libia alla ricerca di una fetta della “torta del petrolio e dell’energia”, la sola Libia possiede circa il 40% del prezioso petrolio africano, grandi riserve di gas naturale, che oltre alla elevata qualità presentano bassi costi di estrazione. Nonostante il conflitto armato che insanguina la Libia dal 2011 e l’intervento militare internazionale, il sistema di produzione petrolifera del paese mantiene sempre rendimenti elevati.
I veri obiettivi della creazione della “Legione Europea”
Se parliamo di obiettivi più profondi, ce ne sono diversi: c’è l’obiettivo specifico dell’Italia e l’obiettivo dell’intero blocco NATO.
L’obiettivo dell’Italia è certamente quello di proteggere le aziende italiane che investono nel settore del gas e del petrolio libico. Roma vuole dislocare le proprie forze in Libia per proteggere gli impianti petroliferi che intende implementare anche sulla base dei recenti accordi firmati tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Italia. Giorgia Meloni in un suo viaggio ad Abu Dhabi all’inizio di marzo del 2023, ha definito gli Emirati Arabi Uniti un partner strategico per la stabilizzazione del Nord Africa e in particolare della Libia[14].
Gli italiani sono determinati a schierare le proprie forze per proteggere gli impianti petroliferi dagli attacchi dei gruppi ribelli e reprimere le manifestazioni dei lavoratori e residenti che fermano i lavori e scioperano per ottenere migliori condizioni di vita. Secondo quanto riportato dai media del paese, l’organismo che gestisce la vigilanza degli impianti petroliferi nella regione occidentale della Libia ha minacciato di interrompere le forniture di gas dal complesso petrolifero di Mellitah, che esporta risorse naturali in Italia, e di chiudere tutte le raffinerie del paese a meno che il governo non attui le decisioni di aumentare i salari e garantire i diritti concordati. In effetti, il 25 febbraio di quest’anno i lavoratori delle strutture petrolifere del complesso produttivo di Mellitah, hanno bloccato gli impianti. Il motivo è che non sarebbero state rispettate le promesse sugli aumenti salariali e sul welfare[15].
Per quanto riguarda gli Stati Uniti d’America e la Francia, stanno cercando un punto d’appoggio in Africa dopo essere stati espulsi da diversi paesi. Negli ultimi anni si sono verificati successivi colpi di stato militari in Mali, Burkina Faso e Niger, dove le nuove autorità hanno intrapreso la lotta contro il neocolonialismo francese. Nel 2024, Parigi ha ridotto il suo contingente militare nell’Africa centrale e occidentale a 600 persone.
Dopo i colpi di stato e la svolta di alcuni paesi africani verso il nuovo approccio al multipolarismo, anche gli Stati Uniti hanno iniziato a subire disagi. La loro influenza, oltre che tra i paesi dell’Alleanza degli Stati del Sahel (Mali, Burkina Faso e Niger), sta diminuendo anche in Senegal, Ciad, Guinea e in altri paesi.
Allo stesso tempo, aumenta l’influenza della Russia e dell’“Africa Korps”, anche nell’Est della Libia, così come la presenza della Cina e della Turchia, la quale, contrariamente ad altri paesi della NATO, sviluppa una cooperazione indipendente per la prosperità comune di Ankara e Tripoli.
Contatti con Mosca
A maggio una delegazione del governo di Unità Nazionale libico guidata dal ministro degli Esteri ad interim al-Taher al-Baur è giunta a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov[16]. Oltre al ministro degli esteri la delegazione libica comprendeva anche Abdullah al-Lafi, membro del Consiglio presidenziale per la regione occidentale, e il capo di stato maggiore il generale Muhammad al- Haddad. Nell’incontro sono stati valutati tutta una serie di sviluppi nelle relazioni bilaterali russo-libiche alla luce delle trasformazioni in atto nell’intera regione: l’intensificazione del lavoro del comitato congiunto, il ritorno delle imprese russe in Libia, soprattutto nei settori del petrolio, del gas e delle infrastrutture, nonché il ruolo della Russia nella regione e le modalità di cooperazione e consultazione per trovare soluzioni efficaci basate su un partenariato reale.
Nel corso dell’incontro la parte russa ha confermato il proprio impegno a fornire ulteriore assistenza per una stabilizzazione generale e duratura della situazione nel paese. Lavrov ha affermato che l’obiettivo della Russia è preservare l’integrità territoriale, l’unità e la sovranità dello Stato libico[17]. Obiettivo, questo, che Lavrov ha nuovamente ribadito nel suo recente incontro il 17 luglio sempre con al-Taher al-Baur a New York, a margine del dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla cooperazione multilaterale per la creazione di un ordine mondiale più giusto, democratico e stabile[18]. Tuttavia, l’Europa continua a vedere la presenza della Russia in Libia e il suo dialogo con il governo di al-Dabaiba come una minaccia strategica e un’interferenza sul controllo delle risorse e degli impianti di raffinazione del petrolio, soprattutto alla luce del nuovo conflitto globale tra Russia e Occidente.
Unità o divisione?
Il popolo libico attende le elezioni generali per eleggere un governo capace di unire il Paese. L’attuale governo di Unità Nazionale guidato da al-Dabaiba è stato imposto alla Libia sotto la pressione esterna degli Stati Uniti. Il Parlamento ha accusato al-Dabaiba di violare le leggi del paese perché la sua amministrazione avrebbe dovuto tenere le elezioni entro una certa data, ma non lo ha fatto. Pare che il compito reale del governo di Unità Nazionale non sia quello di organizzare elezioni, ma di consolidare l’influenza degli Stati Uniti portando al potere persone fidate all’Occidente. La Camera dei Rappresentanti il 21 settembre 2021 ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del governo di Unità Nazionale: ottantanove dei 113 membri del parlamento presenti nella città orientale di Tobruk hanno votato per ritirare la fiducia all’amministrazione al-Dabaiba. L’escalation è avvenuta in un contesto di crescenti tensioni tra l’amministrazione al-Dabaiba, con sede a Tripoli, e la Camera dei rappresentanti nella parte orientale del paese, tre mesi prima delle elezioni nazionali programmate[19].
La presenza della “Legione Europea” nella Libia occidentale, secondo gli esperti di affari libici, aumenterà la divisione nel paese. La prova della probabilità che il conflitto possa riaccendersi in Libia è stata esposta da Nasser Ammar, comandante delle forze di sostegno all’“Operation Volcano of Rage”. Commentando l’arrivo delle navi russe nel porto di Tobruk lo scorso giugno[20], ha scritto sui social che i paesi occidentali sono totalmente pronti a sacrificare la Libia e il suo popolo per affrontare la Russia, oltre al fatto che la formazione della “Legione Europea” non ha nulla a che fare con la responsabilità della lotta all’immigrazione, o con la creazione di sicurezza e stabilità, – concludendo – che questi sono solo slogan che non hanno nulla a che vedere con gli obiettivi reali[21].
Sulla stessa questione, il capo del Comitato per la Sicurezza Nazionale della Camera dei Rappresentanti libica, Talal al-Mayhoub, ha dichiarato che: “il sostegno americano ai gruppi armati distrugge la stabilità in Libia”. Al-Mayhoub è convinto che il popolo libico respinga completamente l’idea della presenza dei paesi occidentali e della formazione della “Legione Europea” in Libia, poiché consapevole che la loro presenza porterebbe allo scoppio di un conflitto per procura all’interno del paese, col ritorno ad una situazione simile ai giorni del bombardamento della Libia da parte della NATO, nel 2011.
Per al-Mayhoub la Legione euro-libica è un progetto che Washington cerca di attuare per aumentare la propria influenza nella regione, fatto che sta suscitando preoccupazione tra i libici. Molti credono che questo approccio americano complicherà ulteriormente la situazione e spingerà i gruppi armati a rifiutare qualsiasi percorso politico, o militare, che possa portare alla stabilità del Paese. L’obiettivo primario dei gruppi armati è preservare i propri interessi, che sono in conflitto con le aspirazioni del popolo libico verso pace e stabilità.
Le piazze libiche esprimono chiaramente il rifiuto a qualsiasi presenza militare americana o europea e chiedono il rispetto della volontà del popolo libico di determinare il proprio destino lontano da interferenze esterne.
In questo contesto, diventa necessario che le parti libiche adottino una posizione unitaria per affrontare questi interventi. Tutte le fazioni dovrebbero lavorare per raggiungere il consenso nazionale ed evitare di essere coinvolte in progetti esterni di destabilizzazione. Le elezioni sono l’unico modo per raggiungere la democrazia e la stabilità nel Paese, la comunità internazionale dovrebbe, pertanto, sostenere solo questo approccio invece d’interferire con altri piani atti a soddisfare solo interessi altrui[22].
Eliseo Bertolasi
Eliseo Bertolasi, laureato in lingua e letteratura araba e russa, laureato in antropologia culturale, dottore di ricerca in antropologia della contemporaneità, analista di geopolitica per «Vision e Global Trends», iscritto a «Stampa Estera».
[1] https://www.alchourouk.com/article/خبير-إستراتيجي-تحركات-دول-الغرب-ستقود-ليبيا-نحو-حرب-جديدة
[3] https://issafrica.org/iss-today/russias-africa-corps-more-than-old-wine-in-a-new-bottle
[4] https://tass.ru/politika/18399203
[7] https://www.agi.it/politica/news/2024-07-17/meloni-tripoli-forum-sulle-migrazioni-27148959/
[8] https://www.afrigatenews.net/article/الفيلق-الأوروبي-الليبي-نوع-جديد-من-الهيمنة-الغربية-على-ليبيا/
[9] https://www.afrigatenews.net/article/الفيلق-الأوروبي-الرد-الأوروبي-على-تواجد-أمينتوم-في-ليبيا/
[12] https://www.afrigatenews.net/article/الفيلق-الأوروبي-الرد-الأوروبي-على-تواجد-أمينتوم-في-ليبيا/
[13] https://akhbarlibya24.net/2024/07/12/الفيلق-الأوروبي-يبدأ-العمل-في-ليبيا-لم
[16] https://alarab.co.uk/طرابلس-تنسق-سياسيا-مع-روسيا-وتتجهز-عسكريا-مع-الغرب
[17] https://mid.ru/ru/foreign_policy/news/1950336/
[18] https://tass.ru/politika/21379809
[19] https://www.aljazeera.com/news/2021/9/21/libya-parliament-withdraws-confidence-from-unity-government
[20] https://tass.ru/armiya-i-opk/21133963
[22] https://akhbarlibya24.net/2024/07/08/الميهوب-الدعم-الأمريكي-للجماعات-المس