Francia e Italia, vincitrici della globalizzazione del lusso

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Mag 29, 2024 #Economia, #Francia, #Italia

Se c’è un settore in cui la Francia domina ancora il resto del mondo, è quello del lusso. Ma ha bisogno del suo alter ego , l’Italia, l’altro riferimento in questo ambito. Entrambi attraggono stilisti, creatori e consumatori, e il loro peso economico è tale che le sorelle latine valgono i due terzi del mercato mondiale del lusso. Analisi di un modello di integrazione economica che supera i confini.


Il settore del lusso rappresenta un perfetto esempio di osmosi culturale, artistica ed economica tra Francia e Italia. Oltre alla sua importanza economica, l’industria del lusso incarna il “soft power” capace di affascinare, attrarre e influenzare un pubblico in cerca di affermazione e prestigio. Se Francia e Italia sono riuscite a far sognare il mondo intero è perché hanno saputo promuovere con successo l’immagine dei loro Paesi imponendo la loro concezione dell’arte di vivere come modello universale.

Cos’è che lega inevitabilmente queste due grandi nazioni del lusso? Quasi tutto. Rappresentano due facce della stessa medaglia. Sebbene ogni paese si sviluppi al proprio ritmo, la loro interdipendenza è così importante che nessuno può registrare separatamente tali performance, sia a livello creativo che economico.

Se la Francia è meno presente dell’Italia nella lista dei 100 gruppi mondiali del lusso, rappresenta un fatturato maggiore, in particolare grazie a campioni come LVHM, Kering, Hermès e Chanel. Altro aspetto fondamentale: i gruppi francesi del lusso hanno una dimensione maggiore e una maggiore redditività rispetto ai gruppi italiani. Dal canto suo, l’Italia rappresenta il più grande produttore di lusso al mondo, concentrando quasi l’80% di tutta la produzione. Inoltre, dispone di un maggior numero di marchi autentici con un fatturato di oltre 1 miliardo di euro. La concentrazione di mestieri e competenze ha permesso a La Botte di posizionarsi come un gigantesco laboratorio di creazione e produzione.

Francia e Italia sono riuscite a monopolizzare due terzi del mercato globale del lusso. Nel 2023 il settore ha raggiunto un fatturato di 347 miliardi di dollari, 42 in più rispetto al 2022. Secondo le stime, il lusso raggiungerà i 600 miliardi di dollari entro il 2030, in particolare grazie alla forte domanda proveniente da Cina e Asia. È questa crescita globale che i due paesi mirano a sfruttare.

Strategie complementari

Consapevoli dello straordinario potenziale che l’Italia può offrire loro, i colossi francesi del lusso hanno adottato una visione a lungo termine applicando una strategia in più fasi. La prima consisteva nell’acquisizione dei flagship del lusso italiano con l’obiettivo di aumentare non solo la valutazione del proprio portafoglio marchi ma anche una significativa clientela globale, e il fatturato che queste aziende generano. Significativo il numero dei marchi italiani acquistati da LVMH e Kering: Bulgari, Fendi, Loro Piana, Acqua di Parma, Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Brioni.

Il secondo passo, fondamentale quanto il primo, è stato quello di acquisire, attraverso numerosi investimenti e buyout, stabilimenti produttivi. Le professioni artistiche e artigianali di lusso sono molto richieste, molto ricercate e quasi impossibili da replicare a breve termine. Inoltre, i marchi francesi hanno assunto stilisti e sviluppatori di talenti. Questo approccio ha permesso a questi gruppi di internalizzare produzioni e competenze uniche che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo dei loro marchi.

A differenza della Francia, dove l’industria del lusso appartiene essenzialmente a cinque grandi gruppi, l’industria italiana è composta da una miriade di aziende indipendenti di medie dimensioni. Inoltre non esiste alcun conglomerato sul modello di LVMH o Kering. I punti di forza dell’industria italiana del lusso derivano da tre fattori principali. Innanzitutto il paese possiede un patrimonio storico senza precedenti. L’Italia è l’unico Paese al mondo con storiche aziende familiari leader nella produzione di tessuti, abbigliamento, borse, scarpe, gioielli, pelletteria, mobili e persino automobili.

Secondo fattore, l’Italia ha un modello industriale decentrato basato su distretti produttivi e su filiere specializzate in professioni di eccellenza presenti nel Nord e nel Sud del Paese. Questo modello offre alle aziende la flessibilità di progettare e produrre ottimizzando la varietà delle catene di approvvigionamento. Il terzo fattore, infine, si basa semplicemente sul “Made in Italy”, sinonimo di eccellenza, creatività e originalità. In un settore in cui desiderio e prestigio danno significato al concetto di lusso, l’immagine di un marchio nazionale è un moltiplicatore di vendite e margini. 

In futuro, la sfida che attende i “gemelli” del lusso globale è rimanere leader di mercato. Per fare ciò dovranno continuare a innovare, generare nuove idee, investire nella produzione per soddisfare la crescente domanda globale e anche formare nuovi talenti. Se il settore agricolo illustra bene le illusioni perdute di una “globalizzazione felice” un tempo elogiate dai suoi numerosi sostenitori, il lusso rimane per il momento un contro-esempio.

Edoardo Secchi

Edoardo Secchi

Presidente fondatore di Italy-France GroupClub Italie-FranceMagazine Italie-FranceBioitalie. Vive ed opera a Parigi come specialista dello sviluppo economico e della cooperazione tra la Francia e l’Italia.

Qui il primo articolo per concessione dell’ autore

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