Inquadramento epidemiologico: gravidanza, parto e puerperio in Senegal


Secondo l’ultimo censimento dell’ANSD (2023) l’età media dei senegalesi è 19 anni. Analizzando
l’ultimo rapporto annuale (2022) si osservano i seguenti dati: l’indice di fecondità è passato da 6,4
a 4,7 tra il 1986 e il 2019 e si contano 2.576.590 donne in età fertile (18-35 anni).
Secondo il dipartimento degli affari economici e sociali dell’ONU, il numero delle nascite avvenute
tra gennaio e giugno 2023 si aggira a 319 596. Nascono almeno 1931 neonati al giorno, ovvero
80.45 all’ora; secondo una stima, le nascite saranno 704 763 alla fine dell’anno.
In base ai dati del 2021 della Banca mondiale, elaborati dal United Nations Inter-agency Group for
Child Mortality Estimation (UN IGME), il tasso di mortalità neonatale è di 21 ogni 1000 nati, 39 ogni
1000 per la mortalità infantile (sotto i 5 anni), mentre per quanto riguarda la mortalità materna
(donne di età compresa tra 15-49 anni) è 261 ogni 100 000 nati vivi (dati del 2020).
L’Unicef afferma che il Senegal sia riuscito a ridurre di due terzi il tasso di mortalità infantile (fino ai
5 anni), passando da 121 morti ogni 1000 nati vivi nel 2005 a 37 ogni 1000 nel 2019.
I servizi sanitari in Senegal seguono una struttura piramidale a tre livelli: al livello superiore,
troviamo gli ospedali come strutture di riferimento; sotto ci sono i centri sanitari gestiti da
responsabili medici e il fondo della piramide è costituito da posti di cura, guidati da infermieri. I
servizi di assistenza sanitaria di base, tra cui l’assistenza materna, nonché la consapevolezza
dell’importanza della salute e le iniziative di prevenzione, sono forniti dai centri sanitari e dai posti
di cura.
Tutti gli ospedali di livello superiore si trovano a Dakar (ad eccezione di una struttura che si trova a
Touba, nella regione di Diourbel). Questo dà luogo a significative disuguaglianze nell’accesso da
parte della popolazione a cure specializzate. (Gélinas et al, 2023)
Le donne nelle zone rurali sono particolarmente colpite dalla scarsa disponibilità di strutture. Nelle
aree urbane, il 50% delle donne partorisce in ospedali e centri sanitari importanti e molte strutture
sono in grado di fornire condizioni di parto sicure (14% rispetto al 3% nelle aree rurali). Il tasso di
cesareo del 10% suggerisce che le donne sono in grado di raggiungere una struttura di livello più
elevato quando necessario: anche se l’organizzazione si è dimostrata inefficace (molti trasferimenti
avvengono con i taxi o veicoli privati), nelle aree urbane alcune donne possono aggirare questa
problematica grazie alla vicinanza a strutture di livello superiore (tempo di guida mediano di 6-10
minuti, con importanti differenze tra le regioni). Al contrario, più della metà delle donne rurali
partorisce in posti di cura e capanne, e un quarto a casa. Un terzo delle strutture sanitarie rurali
impiega un’unica infermiera, senza un’ostetrica. Sebbene l’EmONC e la prontezza al rinvio fossero
altrettanto scarse nei centri e nelle strutture sanitarie urbane, le conseguenze per la salute
materna e perinatale sono molto più gravi nelle zone rurali, dove le distanze dalla struttura
CEmONC più vicine sono sostanzialmente maggiori e il trasporto costituisce un vero e proprio
problema. Il 37% dei punti di cura sono localizzati a più di 1 ora di distanza dal complesso più vicino
in grado di praticare tagli cesarei. (Cavallaro et al,2020)

Esaminando il documento denominato SES (Situation economique et sociale du Senegal) 2022
dell’ANSD (che prende in considerazioni dati del 2019), si rilevano i seguenti dati: ci sono 2 196
ostetriche a livello nazionale. Le strutture sanitarie pubbliche in Senegal sono 40, di cui 36
ospedaliere. Nel 2019, i servizi di CPN (consultazione prenatale) sono disponibili nella stragrande
maggioranza delle strutture sanitarie con il 77% a livello nazionale. In Senegal, quasi la totalità
delle donne (98%) consulta almeno una volta un professionista sanitario qualificato durante la
gravidanza, ma solo il 56% rispetta le 4 visite prenatali, minimo raccomandato. Analizzando i dati
del quinquennio 2013-2018, il 75% delle nascite sono avvenute con l’assistenza di personale
qualificato. Inoltre, la percentuale di queste nascite che hanno avuto luogo in una struttura
sanitaria è dell’80%.
I primi giorni di puerperio rappresentano una fase cruciale della vita della coppia mammabambino. Tra le donne che hanno avuto un parto nel biennio 2016-2018, l’80% ha ricevuto
assistenza postnatale entro 48 ore dalla nascita, in linea con le raccomandazioni dell’OMS.
Circa 7 strutture sanitarie su 10 offrono servizi PF (di pianificazione familiare) in Senegal (69%). I
metodi reversibili sono offerti nel 69% delle strutture sanitarie e i metodi permanenti (la
sterilizzazione maschile o femminile) nel 23%. Poco più dei due terzi delle strutture sanitarie
offrono un metodo moderno di PF (69%) e, nel 57% dei casi, le strutture offrono un metodo
tradizionale. 16
A livello nazionale, il 27% delle donne sposate ha utilizzato un metodo contraccettivo, nella
maggior parte dei casi un metodo moderno. Solo l’1% utilizza un metodo tradizionale. Tra i metodi
moderni, i più utilizzati sono gli impianti sottocutanei (10%), le iniezioni anticoncezionali (8%) e la
pillola (4%).
Secondo l’OMS, la salute materna riguarda tutti gli aspetti della salute della donna dalla
gravidanza, al parto, fino al puerperio. La maggior parte delle morti materne si potrebbero evitare
fornendo assistenza qualificata al parto e favorendo l’accesso alle cure ostetriche d’emergenza. Per
questo motivo, sono state messe in atto differenti strategie per un miglioramento della salute
materna e neonatale. L’obiettivo 3 dell’ODD (Agenda 2030, Francia), è quello di ridurre entro il
2030, il tasso globale di mortalità materna al di sotto del 70 per 100.000 nati vivi. Nessun Paese
deve avere un tasso di mortalità materna uguale al doppio della media mondiale. Il governo del
Senegal ha fatto quindi della salute della mamma e del neonato una priorità. Come tale, sono stati
sviluppati un piano strategico integrato SRMNIA11, un dossier di investimento per il miglioramento
della Salute Materna e Infantile (SMI) e un piano di emergenza per la salute della madre e del
neonato. (ANSD, 2022)
La riduzione della mortalità infantile nel tempo è il risultato di un’assistenza al parto più
medicalizzata. A ciò si aggiunge un miglioramento delle condizioni di vita dei neonati durante il loro
primo anno di vita; anche l’assistenza all’infanzia è migliorata, sia nel trattamento delle malattie
che nella prevenzione. Le vaccinazioni, primi strumenti di prevenzione, hanno contribuito molto a
ridurre le infezioni e la malaria, le quali costituiscono le principali cause di morte infantile. (Ngom,
2017)

Fatima Samb

Fatima Samb ragazza senegalese, ha svolto il tirocinio nei principali ospedali milanesi come la Mangiagalli, la Macedonio Melloni. Durante questa esperienza ha seguito le donne nelle diverse situazioni comprese le violenze e la mancata integrazione pubblichiamo qui , su sua autorizzazione parti della Tesi di laurea.

Di wp

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