Donne e conoscenza nell’Islam

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Mag 3, 2024

Le donne ai tempi del Profeta Muhammad accedevano all’istruzione come gli uomini e presenziavano alle lezioni poiché la conoscenza era un obbligo religioso: “La ricerca del sapere è un obbligo per ogni musulmano e ogni musulmana[1]. Anche in questo campo non solo Aisha, ma tutte le Sahabiāt sono state un modello per l’educazione femminile nel mondo islamico laddove questa ha potuto realizzarsi. Il Profeta aveva lodato le donne medinesi per il loro desiderio di conoscenza:

“Che donne meravigliose sono quelle degli Ansar, a cui il pudore non ha impedito di diventare istruite nella fede” [2] (Hadīth)

In un’occasione le donne si lamentarono con lui perché le opportunità di istruzione erano maggiori per gli uomini:

“Gli uomini ti hanno accaparrato a nostro svantaggio: riservaci un giorno” (per le lezioni) ed egli lo fece.”[3]

Una ricerca storica ha rivelato che alla morte del Profeta esisteva un’élite sapiente ed erudita che contava circa 8000 persone, di cui 1000 erano donne. L’emancipazione veicolata dall’islam, in un quarto di secolo fece sì che una persona su otto dell’élite intellettuale fosse donna.[4] La tradizione sapienziale islamica si basa sulla memoria di numerose donne, che hanno trasmesso una consistente parte di ahadīth confluiti poi nelle raccolte istituzionali della Sunna. Gli studiosi che si sono occupati della raccolta delle tradizioni del Profeta  e   hanno reso noto che le donne hanno avuto un ruolo determinante nella trasmissione e gli stessi ‘ulema avevano molte donne tra i loro insegnanti. ‛Amra bint ‛Abderrahman era stata anche lei un’allieva di Aisha ed era una scienziata nel campo della giurisprudenza islamica. Grandi scienziati come Al-Zohri e Yahya ibn Maa‛in ed altri furono suoi allievi. Nafisa bint Hasan ibn Zayd ibn Hassan ibn ‛Ali, era nata alla Mecca nel 145 h. (762 d.C.). Scienziata nel campo del tafsīr, ebbe tra i suoi allievi Al-Shafi‛i, nel periodo in cui visse in Egitto. Le donne conoscevano e praticavano la medicina già nel primo periodo dell’Islam, alcuni esempi sono la già citata Rufaida, Umm Salim, Umm Sinan, Amina bint Qays Al-Ghifariya, Ku‛ayba bint Sa’ad Al-Aslamiya, e Al-Shifà’ bint ‛Abdullah.

Le donne conoscevano e praticavano la medicina già nel primo periodo dell’Islam, alcuni esempi sono la già citata Rufaida, Umm Salim, Umm Sinan, Amina bint Qays Al-Ghifariya, Ku‛ayba bint Sa’ad Al-Aslamiya, e Al-Shifà’ bint ‛Abdullah, Um ‛Atiya Al-Ansariya[5].

Le donne hanno svolto anche in seguito un ruolo importante nella fondazione di molte istituzioni del mondo islamico. Citiamo l’esempio di Fatima al-Fihriya che fu la fondatrice della prestigiosa Università di Al-Karawiyyin a Fes nel 859 d.C. Durante il regno della dinastia Ayyubide nel XII e XIII secolo, a Damasco esistevano 160 moschee e madāris[6], 26 delle quali sono state finanziate da donne attraverso l’istituto del Waqf, e almeno la metà di tutti i committenti di queste istituzioni erano donne.[7] L’università di Al Azhar, centro del sapere dell’antichità e che anche oggi è riferimento per le scienze religiose, è stata fondata da una donna, Al-Khandizara, che raramente viene ricordata.

Secondo lo studioso Ibn Asākir nel XII secolo l’istruzione femminile era diffusa e le donne potevano studiare e ottenere i titoli accademici per qualificarsi come ‘alimat (sapienti) e insegnare. Questo si verificava soprattutto tra le donne provenienti da famiglie di studiosi ed accademici, che volevano assicurare la massima educazione possibile sia ai loro figli che alle figlie. Lo stesso Ibn Asākir era stato studente di numerose donne[8]. Anche se non era comune per le donne di iscriversi come studenti nelle classi ufficiali, assistevano a conferenze (Durūs)e sessioni di studio nelle moschee, nelle scuole coraniche e altri luoghi pubblici. Ibn Hajjar, che è uno dei più grandi studiosi dell’Islam, ha individuato 300 donne docenti in scienze islamiche nel terzo secolo dell’Egira. “Dove sono gli scritti di queste donne?” Si è chiesto Ibn Asākir. Akram Nadwi, ricercatore a Oxford, ha identificato 8.000 donne specialiste delle fatwa, del hadīth e del tafsir.

Anche nell’ambito del ‘ilm al-Qira’at (scienza coranica della recitazione o lettura salmodiata)[9] abbiamo una presenza costante seppur minoritaria di sheikhat che non viene valorizzata, dal Profeta fino ad oggi. L’egiziana Umm Sa’ad, (m.2006) era una sapiente considerata ai livelli più alti nella recitazione del Corano. A quindici anni era già hafida, ovvero conosceva il Corano a memoria. Si recò dalla famosa sheikha (maestra) Nafisa bint Abu al-‘Aala per offrirsi come allieva. Questa acconsentì a insegnarle i dieci tipi di lettura a condizione che non si fosse mai sposata, perché, le disse, “le donne che si sposano si impegnano molto nella cura della famiglia e non hanno il tempo per dedicarsi allo studio come esso richiede”. Nafisa fu un’autorità nel campo della scienza coranica della Qira’at e non si sposò mai. Umm Sa’ad si sposò invece, dopo la morte della sua maestra. Comunque diventò una delle maggiori sapienti dell’ilm al Qira’at, e fu un riferimento per gli studiosi della disciplina, che anche dall’estero si recavano da lei ad Alessandria e poi dai suoi allievi. Nessuno studiava ad Alessandria il Corano senza recarsi da lei o dai suoi allievi per ottenere l’ijāza (licenza di insegnamento).

Marisa Iannucci

Marisa Iannucci Docente e ricercatrice. Formata in lettere moderne all’Università Federico II di Napoli e in storia dell’arte islamica presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna; in lingua e cultura araba presso l’Istituto per l’Africa e l’Oriente di Roma; in scienze politiche e cooperazione internazionale e tutela dei diritti umani e dei beni etnoculturali nel Medietrraneo ed Eurasia presso l’Università di Bologna e ha conseguito il master in Studi sull’Islam d’Europa presso la facoltà di sociologia dell’Università di Padova.

Tratto da: M.Iannucci, Gender Jihad. Storie , testi ed interpretazioni dei femminismi musulmani, Pozzi Editore 2013 ( per gentile concessione dell’autrice)


[1] Hadīth riportato da At-tirmidhi

[2] Bukhārī, Sahīh , op.cit

[3] ibidem

[4]Asma Lamrabet, Le Coran et les femmes : une lecture de libération – Editions Tawhid – 2007

[5] ‘Umar Rida Kahhala, A’lam al-nisaa’ fi ‘alamay al-‘arab wal-islam, Beirut, 1982.

[6] Plur. di madrasa  (scuola)

[7] [7] Lindsay, James E. (2005), Daily Life in the Medieval Islamic World , Op. cit.

[8] Anche Al-Hafid Abu al-Qasim (morto nell’ 851) scienziato del hadīth, ha avuto tra i suoi insegnanti più di ottanta donne di cui cita i nomi nella sua opera “Tarikah madinatu Dimashk” (in: A. Lamrabet, Aicha, Op. Cit.)

[9] La scienza delle letture (‘ilm al-qira’āt) e quella dell’esegesi (ilm al-tafsīr) sono due delle cinque scienze coraniche. Importante è anche la scienza dell’ortoepia del Corano (‘ilm al-tajwid), che ha codificato tre tipi di recitazione: il ḥadr (recitazione veloce) e il tadwīr (recitazione media) il tahqiq (recitazione lenta). C’è inoltre la scienza dell’abrogante e dell’abrogato (‘ilm al-nasikh wa al-mansukh), significativa anche ai fini del diritto. Si erano dall’inizio costituite diverse letture (qira’at) o recitazioni, tutte a partire da modelli che si facevano risalire al Profeta. Per questo, a differenza di quanto avvenne delle varianti testuali e grafiche, la tradizione non impose mai una recitazione unificata, considerandole tutte valide. La scienza che attribuisce validità a una determinata recitazione si chiama appunto scienza della recitazione (‘ilm al-qira’at). Le dieci letture “canoniche”, vengono chiamate con il nome di chi le ha codificate.

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