Da qualche anno non riesco a tornare in Italia per la Pasqua. La prima volta ero molto rattristata, temendo di non riuscire a vivere a pieno il Triduo pasquale lontana dalla mia comunità d’origine e dalla mia famiglia, pur conoscendo bene e da vicino la vivace attività della chiesa cattolica in
Marocco e della mia parrocchia d’adozione a Marrakech.
L’anno scorso, essendo in viaggio all’interno del Paese, ho avuto la gioia di conoscere anche altre realtà della chiesa cattolica marocchina e festeggiare la Domenica delle Palme nella Cattedrale Saint Pierre, che svetta bellissima nel cuore di Rabat, sede dell’Arcidiocesi guidata da S.E. Cardinal Cristobal
Lopez, nostro grande Pastore. Per il Triduo e la Pasqua ero invece a Fes, città di mio marito, nella
parrocchia San Francesco d’Assisi, una vivace realtà nella città più spirituale del Marocco e “capitale” dell’Islam marocchino.
Il Parroco è italiano, Padre Matteo Revelli, sacerdote della Società delle Missioni Africane. La comunità di Fes è arricchita anche dalla presenza di tre suore “Piccole sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld”, tra cui un’italiana, che vivono la “vita di Nazareth” nella medina di Fes tra la gente marocchina.
Ma l’esperienza che ho vissuto quest’anno qui a Marrakech è stata un dono, grazie ai frati Francescani e in particolare al nostro parroco Manuel Corullon che ci accoglie sempre con un sorriso, rivolgendosi ad ognuno nel proprio idioma, facendoci sentire tutti a casa.
E’ stata una Pasqua speciale dal punto di vista spirituale e la partecipazione ad ogni rito, ad ogni celebrazione è stata frutto di scelta consapevole, soprattutto desiderata e non di abitudine, rischio in cui incorriamo noi “viziati” cristiani d’Occidente.
Da quando vivo in Marocco andare in chiesa ha assunto per me anche un connotato di appuntamento con un Amico speciale, un punto di riferimento, un approdo sicuro in terra straniera. La Domenica delle Palme è stata animata dalle voci bellissime dei talentuosi ragazzi della Corale che hanno intonato Osanna al figlio di Davide.
La Corale, composta da studenti africani subsahariani, è il fiore all’occhiello della Parrocchia dei Santi Martiri e accompagna con gioia ogni celebrazione domenicale.
Il Triduo è stato bello ed intenso. Ho partecipato alla messa in Coena Domini . Ho sostato per l’adorazione davanti all’Altare della Reposizione. Al Venerdì Santo ho partecipato alla via Crucis e all’azione liturgica, come se stessi nella mia parrocchia italiana, ma con un quid pluris: attraverso la presenza di persone di nazionalità diverse, volti e sguardi carichi di differenti esperienze di vita, mi sono sentita immersa nella Chiesa Universale.
La Veglia Pasquale è stata una esplosione di gioia nella luce del Risorto perché sono stati battezzati anche alcuni ragazzi di colore. “Questa è la notte che ricongiunge la terra al cielo”, recita la liturgia.
Grazie alla fratellanza, alla carità e alla gioia vissuti durante la celebrazione è
sembrato di toccarlo proprio un pezzetto di Cielo.
Tantissima gente presente, un vero mosaico di culture la nostra parrocchia di Marrakech. Accanto a me, durante la messa del giorno di Pasqua, c’erano portoghesi, francesi, inglesi.
Nel momento del Padre Nostro, ognuno recitava la preghiera sottovoce nel proprio idioma e sembrava di essere nel Cenacolo con il dono delle lingue elargito dallo Spirito Santo.
Sulla scia dell’Enciclica “Fratelli tutti” qui in Marocco si convive da sempre benissimo, c’è rispetto reciproco e noi cristiani siamo liberissimi di professare la nostra fede.
Nel momento in cui scrivo queste righe, è arrivata la notizia ufficiale (dopo l’avvistamento della luna da parte delle autorità islamiche) della fine del Ramadan e dell’inizio dei tre giorni di festa per l’Eid ElFitr.
Sono sposata con un marocchino e la mia vita è un dialogo interreligioso quotidiano: pur nella diversità di credo regna un rispetto reciproco verso la nostra spiritualità.
Abbiamo percorso insieme il cammino quaresimale e il mese di Ramadan. Adesso posso condividere la gioia della festa in comunione con lui e con il Paese che mi accoglie.
Qui in Marocco, in terra d’Islam, dove noi cristiani siamo una minoranza, ho
incontrato il Cristo Risorto.
“Ne soyez pas effrayés..Christ est réssuscitè, Il est vraiment réssuscitè.”
Lucia Valori