Omelia del Cardinale di Rabat per la Veglia di Pasqua

( si ringrazia Sua Eminenza Reverendissima Card Cristóbal López Romero per aver acconsentito la traduzione e la pubblicazione della sua omelia Pasquale)

Cari fratelli e sorelle, ci siamo riuniti in questa notte per vegliare, o meglio, per risvegliarci dalla nostra veglia. Ieri, venerdì, abbiamo celebrato la passione e la morte di Gesù. Oggi, sabato, abbiamo trascorso la giornata in veglia, con Maria, anche lei addolorata e contusa per la morte del nostro Maestro e Signore… e in attesa degli eventi, perché sappiamo che la morte non prevale sulla vita, che la morte non ha il sopravvento.
In questo terzo giorno (venerdì, sabato e domenica, perché a quel punto è già domenica), la comunità cristiana continua la sua veglia, ma è già la Veglia Pasquale. Vogliamo svegliarci alla Buona Novella e celebrare la Risurrezione di Gesù. Non vi farò uno spoiler, perché lo sappiamo tutti.
La nostra celebrazione, la più bella dell’anno, la più importante di tutte, la madre di tutte le veglie, il modello di tutte le nostre Eucaristie, si svolgerà in quattro parti:
-la liturgia del fuoco e della luce
-La liturgia della Parola, abbondante, tranquilla, accolta con gioia perché, più che mai, è l’annuncio della Buona Novella, la più bella e buona.

-La liturgia dell’Eucaristia, che è la celebrazione sacramentale dell’intero mistero pasquale, della morte e della risurrezione di Gesù.
Prepariamo i nostri cuori e i nostri corpi alla celebrazione. Siamo attenti e partecipiamo con il silenzio, il canto, l’ascolto, la meditazione e la preghiera.

Cari fratelli e sorelle, abbiamo appena sentito: “Non è qui: È risorto!”. Sì, è stato un giovane vestito di bianco a dire alle donne che si erano recate al sepolcro la mattina presto. “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù di Nazareth, il crocifisso: è risorto, ma non è qui. Questo è il luogo dove è stato deposto.
Quindi la buona notizia è che Colui che era stato sepolto ed era sceso nel luogo dei morti, cioè negli inferi, è salito in cielo.
Colui che era stato sconfitto e deposto nella tomba è risorto dalla tomba trionfante e nella gloria.
Colui che era stato umiliato è stato esaltato e il suo nome è un nome al di sopra di ogni nome.
Colui che era stato flagellato, colpito, deriso, offeso, riempito di sputi e coronato di spine è ora glorificato e incoronato come Re dell’universo.
Colui la cui morte aveva riempito il mondo di tenebre è stato illuminato ed è ora la Luce del mondo.

In breve, colui che è morto, Gesù di Nazareth, il figlio di Maria, il figlio del falegname, è vivo. Sì, è vivo (riuscite a cantarlo?). Ecco perché cantiamo “alleluia” dopo esserci astenuti dal farlo per i 40 giorni di Quaresima.
E attenzione, non è che Gesù sia risorto come il suo amico Lazzaro, o come la figlia di Giairo, o come il figlio della vedova di Gerico, no. Sono tutti risorti. Tutte queste persone sono risorte per morire un altro giorno. Invece Gesù, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più alcun potere su di lui; è morto una volta per tutte; chi è vivo è vivo per Dio, come ci dice San Paolo.
In sintesi, risurrezione, esaltazione, glorificazione, trionfo, ascensione, illuminazione… sono tutte parole che usiamo per cercare di esprimere e descrivere un evento, una realtà che è al di là di noi e per la quale non riusciamo a trovare parole adeguate e sufficienti.

Ma la cosa più interessante di questa buona notizia è che ha delle implicazioni per noi. Non è una notizia come le altre, non è un’informazione che salviamo nell’hard disk del nostro cervello e basta. Per esempio, posso dirvi che Napoleone è stato il più giovane generale d’Europa, ha vinto molte battaglie, ha conquistato molti Paesi, ha scritto libri interessanti, è stato esiliato ed è morto. È vero o no? Sì, è vero, ma non cambia in alcun modo la mia vita personale. Posso anche dirvi che il Real Madrid ha vinto 14 volte la Coppa Europa o la Champions League, ed è vero, ma non cambia la mia vita, anche se rende felici alcune persone.

La morte e la risurrezione di Gesù, la sua Pasqua, ha ripercussioni su ciascuno di noi. San Paolo ce lo spiega nella sua lettera ai Romani: “Tutti noi che siamo stati uniti a Cristo Gesù mediante il battesimo siamo stati uniti alla sua morte. Siamo stati sepolti con lui per vivere una vita nuova. Allo stesso modo, pensate che anche voi siete morti al peccato, ma siete vivi a Dio in Cristo Gesù.
Quindi la nostra vita è totalmente cambiata dalla morte e dalla risurrezione di Gesù. Non stiamo parlando di vita fisica o biologica, e nemmeno di vita psicologica. La vita che ci interessa questa sera non è fisica o psicologica, ma spirituale e trascendente. Non tenendo conto della differenza tra queste vite, abbiamo fatto una grande confusione con la risurrezione di Gesù.
La vita biologica non ha nulla a che vedere con quella che stiamo trattando. “Chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chi vive in me e crede in me non morirà mai”, ci dice Gesù nel Vangelo.

La vita psichica è importante, perché è quella che ci dà accesso allo spirituale. Solo chi è capace di conoscere e amare può accedere alla Vita divina. La nostra coscienza individuale è importante solo come strumento, come veicolo per raggiungere la Vita ultima. Una volta raggiunto il traguardo, il veicolo viene abbandonato come inutile.
Nel prologo del Vangelo di Giovanni si legge: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”. (Gv 1,4) Questa è la Vita di cui stiamo parlando, la Vita che è Gesù stesso.
Ecco perché, durante questa veglia, utilizziamo due elementi che hanno molto a che fare con la vita, e ancor più, che sono essenziali per la vita: il fuoco e l’acqua. Il fuoco dà origine a due qualità senza le quali non ci può essere vita: la luce e il calore. L’acqua è l’elemento fondamentale per la formazione di un essere vivente. L’80% di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, è costituito da acqua.
Oggi il fuoco e l’acqua simboleggiano Gesù perché lo ricordiamo vivo. Gesù è la Luce del mondo; Gesù è la fonte dell’Acqua viva, è l’Acqua viva.

Cari catecumeni, avete capito cosa stiamo per fare con voi? Simbolicamente, vi immergeremo nell’acqua, ma si tratta di un’acqua viva che è fonte di nuova vita per voi, l’acqua viva che è Gesù; vi immergeremo nella morte di Gesù in modo che possiate emergere come nuove creature, risorte con Cristo risorto. L’acqua serve per pulire e per irrigare, per dare la vita e per mantenerla pulita. La veste bianca indica proprio questa vita nuova e pulita che, con l’aiuto di Dio, dovete mantenere e far crescere in voi.
E vi daremo una candela, accesa con la luce del cero pasquale, che è il simbolo di Cristo, la Luce del mondo. Egli vi darà luce e calore perché possiate vivere.
Così diventerete figli di Dio Padre, fratelli e sorelle di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, templi dello Spirito Santo, membri della Chiesa,
Infine, Dio vi nutrirà con il pane e il vino che sono il Corpo e il Sangue del Risorto. Questo è il cibo spirituale, che dà la Vita e la fa crescere in voi.
Cari fratelli e sorelle, il battesimo dei nostri catecumeni deve aiutarci ad attualizzare il nostro battesimo. Ricordare il nostro battesimo è la chiave per scoprire la Vita di cui stiamo parlando. Oggi il fuoco e l’acqua simboleggiano Gesù perché lo ricordiamo vivo.

Stiamo vivendo una nuova vita? Siamo nuove creature, nuovi uomini, nuove donne? Moriamo ogni giorno al peccato e viviamo per Dio in Cristo Gesù?
Allora continuiamo la nostra celebrazione, la nostra bellissima celebrazione con la liturgia battesimale, la liturgia dell’acqua, dopo aver celebrato la luce e la Parola. I protagonisti saranno ora i catecumeni, ma tutti noi siamo coinvolti: battezzati, rinnoviamo le promesse battesimali, attualizziamo e riviviamo il nostro battesimo.
Ma prima, prendiamoci qualche minuto di silenzio per contemplare, meditare e digerire quanto abbiamo ascoltato, vissuto e celebrato, e per prepararci alla liturgia dell’acqua e dell’Eucaristia.
FINALE
Cristo è risorto. È al Risorto che noi seguiamo; è lui il maestro di cui siamo discepoli; è lui che ci chiama e ci tratta da amici; è lui il nostro Signore e il nostro Salvatore.
Seguendo Cristo, seguendo il Risorto, camminiamo come Chiesa, siamo una comunità ecclesiale al servizio del suo Regno. Come lui, con lui, in lui, per lui e attraverso di lui, siamo segni del Regno di Dio, costruttori del Regno di Dio, servitori del Regno di Dio. Alleluia!

Cristóbal López Romero 

Cristóbal López Romero è un cardinale e arcivescovo cattolico spagnolo, dal 29 dicembre 2017 arcivescovo di Rabat.

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