Qualche giorno fa è iniziato il mese sacro di Ramadan qui in Marocco.
Anche quest’anno coinciderà in gran parte con la Quaresima di noi cristiani. Per me, cattolica praticante, e mio marito musulmano, sarà un percorso da vivere insieme, pur nelle reciproche differenze.
Cercherò di accompagnarlo nel digiuno, almeno fino a Pasqua e recitero’ le mie preghiere nei momenti in cui lui sarà in preghiera. Vivo a Marrakech da 5 anni e faccio quotidianamente esperienza di dialogo interreligioso, non solo nella mia vita privata. Qualche anno fa lessi un bellissimo libro scritto dal Vescovo francese Claude Rault: “Il deserto è la mia cattedrale”, in cui il prelato raccontava la sua esperienza nella Diocesi nel Sahara algerino.
Una frase mi colpì particolarmente: “Un dialogo interreligioso che trascuri il terreno umano, il tessuto di relazioni, si ripiega su se stesso, rimane teorico e privo di influenza sulle vite dei credenti e della società. Solo la passione condivisa per l’umanità è capace di creare dei ponti tra noi e di dare senso alle nostre differenze”.
Il Marocco ha una storia lunga di convivenza con le altre religioni monoteiste e il dialogo qui è reale. Si vive fianco a fianco con i fratelli musulmani.
La mia Parrocchia di adozione, l’Eglise Saints Martyrs a Marrakech, che fa parte dell’Arcidiocesi di Rabat, guidata con grande sapienza ed umiltà, dal nostro Arcivescovo Card. Cristobal Lopez, è situata proprio di fronte ad una moschea. Capita spesso che durante la Santa Messa si senta il richiamo alla preghiera del muezzin. Ogni volta per me è un’emozione, come se l’umanità intera, nello spesso momento, si riunisse nella lode al Dio unico.
Mi torna spesso in mente un’immagine che era tanto cara al Priore Monaco di Tibhirine, Christian de Chergè, che dedicò la sua vita, fino alla tragica scomparsa, al dialogo interreligioso. Ricordo che recitava pressappoco così: cristiani e musulmani sono come i due lati di una scala poggiata a terra, noi cristiani saliamo da un lato, loro dall’altro, ma più si sale, più si ci avvicina a Dio e più ci si avvicina a Dio, più ci si avvicina gli uni agli altri. Più si è vicino gli uni agli altri, più si è vicini a Dio.”
La religione avvicina sempre, mai divide. In questi anni in Marocco ho assistito anche ad avvenimenti importanti che hanno evidenziato ancora di più quanto il dialogo sia presente anche nel tessuto sociale.
Ricordo come è stato accolto Papa Francesco nella storica visita del 30 e 31 marzo 2019 a Rabat. Io ho avuto la gioia di essere lì in quei giorni e soprattutto di vivere in mezzo ai musulmani questa indimenticabile esperienza.
Ho visto famiglie intere, donne velate con bimbi, cercare di superare gli inevitabili posti di blocco e avvicinarsi il più possibile alla spianata della Torre Hassan e del Mausoleo Mohammed V dove è iniziata la visita ufficiale. C’era un’atmosfera di festa per le strade della città.
Questa visita era particolarmente attesa dai marocchini che non hanno mai dimenticato quella importantissima di Giovanni Paolo II nell’agosto 1985 e il suo discorso ai giovani musulmani nello Stadio di Casablanca.
Mio marito e i miei amici marocchini mi raccontano ancora oggi che le parole del Papa Santo risuonarono a lungo nel Paese e lasciarono un segno: “ E’ di Dio che desidero parlarvi, di Lui perché è in Lui che crediamo, voi musulmani e noi cattolici, e parlarvi anche dei valori umani che hanno in Dio il loro fondamento”. Altro momento importante vissuto in prima persona è stato certamente il sisma dell’8 settembre 2023.
Non potrò mai dimenticare il terrore in quei 30 secondi interminabili in cui anche Marrakech ha tremato, pur non riportando danni. La zona dell’epicentro, invece, nella regione montuosa di ElHaouz, sull’Alto Atlante, è stata drammaticamente colpita con un numero molto alto di vittime ed ingenti danni.
In quei giorni giungevano dalle zone ferite storie umane di incredibile dolore, ma anche di grande dignità ed accettazione da parte dei fedeli musulmani. È stato commovente vedere tanta gente che, tra le lacrime, di fronte alla devastazione intorno, è stata capace ancora di alzare gli occhi al Cielo e dire “ALHAMDULILLAH”, ossia “grazie a Dio”.
Da subito si è creata una incredibile catena di solidarietà, che ha coinvolto tutti. Anche la Chiesa cattolica si è da subito attivata. La parrocchia di Marrakech con il suo Parroco padre Manuel Corullon, la Caritas e tanti volontari laici hanno e stanno ancora lavorando alacremente per soccorrere i terremotati e i tanti bambini orfani.
E’ notizia proprio di qualche settimana fa che la Caritas e la Parrocchia hanno consegnato delle case nuove prefabbricate in un villaggio di montagna. Anche Mons. Lopez è accorso a Marrakech, in quei giorni, per dare sostegno alla comunità musulmana e recarsi sui luoghi del sisma.
E, unitamente ai rappresentanti di altre confessioni cristiane presenti in Marocco, ha indirizzato un toccante messaggio di vicinanza ai fratelli musulmani così duramente colpiti.
Ero presente alla Santa Messa di domenica 10 settembre nella parrocchia di Marrakech, presieduta dall’Arcivescovo Lopez, che ha recitato la preghiera del Padre Nostro in arabo, come dimostrazione di vicinanza al popolo marocchino.
Questo evento così tragico ha reso ancora più forte e significativo il rapporto tra cristiani e musulmani.
Lucia Valori