BALCANI E MEDITERRANEO :La faglia balcanica in equilibrio fra Mediterraneo e Mar Nero (prima parte)

Diwp

Mar 7, 2024

Premessa
Era dai tempi di Marco Aurelio, durante le Guerre marcomanniche (166/167-189), che le tribù
germanico-sarmatiche non esercitavano una pressione così forte lungo i confini europei. La crisi
ucraina, determinata da una violenta e ingiusta aggressione, da parte dell’ingombrante autocrazia
orientale, ha visto un tiepido sostegno in termini economici e militari del nostro Paese, proprio perché
l’opinione pubblica la percepisce come lontana e, comunque, non come una minaccia ai nostri
interessi nazionali.
Ad un’analisi più approfondita, si vedrà che i fenomeni ad essa ascrivibili siano determinati da
variabili legate a obiettivi politici, declinati in chiave di geografia dei luoghi, che ritroviamo in Paesi
molto più vicini a noi e al bacino mediterraneo.
L’intuizione di Genova e Venezia del Trecento
Fra il 1256 e il 1381, non è un caso che la guerra fredda dell’epoca si svolgesse nel Mediterraneo
e nel mar Nero. Nel merito, due talassocrazie, Genova e Venezia, rivaleggiavano nei due mari, in un
confronto, senza esclusione di colpi, quasi esclusivamente navale, con la eccezione della Guerra di
Chioggia, che vide importanti scontri terrestri. In tale contesto geopolitico, si inserivano i Mongoli,
prima, e il logorante, plurisecolare conflitto con il Gran Turco, poi.
In età moderna, la distruzione della flotta turca con la battaglia di Cesme (5-7 luglio 1770),
combattuta nell’ambito della guerra russo-turca (1768-1774), contribuì all’affermarsi della Russia
come potenza navale. Al contempo, si consolidava un rapporto fra Mediterraneo e Mar Nero, che ha
avuto un impatto significativo sulla storia europea, come anche sulle Terre che su questi mari si
affacciavano. Nell’800, Turchi, Russi ed europei nelle diverse configurazioni statali, litigavano per
territori ancora oggi contesi. Valacchia, Moldavia, Crimea, Mar Nero (1)
e, soprattutto, la penisola
balcanica riconfermano, così, la propria importanza strategica, proprio ora che le tensioni geopolitiche
con l’Oriente si sono acuite e l’Unione europea ha manifestato un rinnovato interesse per l’area, (2)
dichiarando il mar Nero un mare europeo.

I territori delle Krajine

Il nome Ucraina consente di cogliere il destino e la prospettiva di compimento della storia di queste
terre, riproponendo compiutamente un passo giustinianeo (3) dottamente ripreso dal poeta Dante. (4)
Analogamente, il professor Tomac, ex vice primo ministro croato, autorevolmente affermava5
che la regione della Krajina (6) bosniaca sarebbe stata il fattore principale del destino dell’ex Jugoslavia. La storia ci ha dimostrato la natura di shutterbelt dei Balcani tutti. Ancora, Eugenij Primakov, ex Primo ministro e ministro degli esteri della Federazioni russa, sulle aspirazioni dei paesi dell’Europa Centrale e Orientale a entrare nella NATO, affermava (7) che la ragione vera si fondava sulla volontà di essere identificati come parte dell’Europa: non Oriente, ma Occidente.
Il limes balcanico
Una caratteristica dei Balcani è che la storia e il destino dei popoli che la abitano siano stati
condizionati dal fatto che la penisola fosse un ponte fra l’Europa e il Medio Oriente e, talvolta, con
l’Estremo Oriente. La matrice ricorrente delle scelte geopolitiche gravitava intorno alla frontiera
naturale che il Danubio rappresentava. In tale ottica, infatti, i romani prima e i bizantini poi cercarono
di difendere tale frontiera dalle incursioni dei Goti, Bulgari, Avari e Slavi. Costantinopoli, la Serbia
e la Bulgaria caddero in mani Ottomane: una potenza esterna che dettò gli equilibri nella regione per
più secoli. I Turchi, in particolare, nel 1499 arrivarono alla Neretva (8)  in Bosnia e l’anno dopo arrivarono a Zara. La linea difensiva ungherese fu creata per contrastare i Turchi e nel 1526, con la
caduta di quest’ultima, i Croati accettarono di sottomettersi alla corona di Ferdinando (9)
d’Asburgo,che inaugurerà la nuova politica difensiva, sempre a contrasto della potenza turca.
In epoche successive, le dinamiche non cambiarono. Le vicende della guerra di Crimea,
combattuta per il controllo degli Stretti e del Mediterraneo orientale, (10) videro Francia e Gran Bretagna
allearsi agli Ottomani; i Britannici, in quella circostanza, rinnegarono la vecchia alleanza
antinapoleonica con la Russia e iniziarono il “Grande gioco” che per tutto il XIX secolo li ha visti mpegnati in Asia centrale e sul Bosforo dove gli obiettivi erano, rispettivamente, impedire ai russi
l’accesso all’Oceano indiano e al Mediterraneo.

La pace di santo Stefano, che concludeva la guerra russo-turca del 1878, cambiò parzialmente il
“Grande gioco”, ma non l’influenza russa nei Balcani delusi e ancora schierati questi ultimi con gli
Asburgo, malgrado l’appoggio dato dallo zar Alessandro II alle comunità ortodosse. Alessandro,
infatti, l’11 novembre 1876, in un suo discorso a Mosca affermava: «possa il Signore aiutarci ad
adempiere la nostra sacra missione». (11) .

Una missione che lo zar interpretava con convinzione basando la sua azione diplomatica sul trattato di Küçük Kaynarc, del 1774, con cui la Russia si arrogava il diritto di proteggere i cristiani ortodossi dell’Impero, analogamente a quanto la Francia faceva dopo la capitolazione del 1740, che aveva il diritto di rappresentare e proteggere i cristiani cattolici
dell’impero ottomano (12)
.
Nei Balcani, Montenegro e Serbia rimasero amiche della Russia mettendo in difficoltà le relazioni fra
Vienna e San Pietroburgo, ma in tutta la regione l’equilibrio perdurò per trent’anni, fino al 1908,
quando, in aperta violazione delle decisioni del Congresso di Berlino, l’Austria dichiarò l’annessione
della Bosnia. Si aprì a quel punto una crisi che fu una delle cause dello scoppio della Prima Guerra
Mondiale13
.
Con l’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina da parte dell’Austria del 1908 il risentimento
italiano portò ad accettare la visita14 a Vittorio Emanuele III dello zar, fino ad allora inviso alla sinistra
politica, e a stipulare un accordo per impedire ogni altra azione austriaca nei Balcani. Conclusero
questa serie di ingerenze da parte di potenze straniere le manovre tedesche di allargare le divergenze
austro-serbe all’intero continente europeo in chiave anti russa e il cui epilogo è storia dell’ultimo
secolo.
Germania, Gran Bretagna, Imperi Asburgico e Ottomano, Russia: tutti si sono avvicendati nelle
diverse epoche e hanno sviluppato i propri giochi politici nei Balcani condizionandone crescita e
sviluppo economico e sociale. Per questo motivo, le politiche dei Paesi balcanici sono condizionate
a tal punto dalle influenze esterne e dalle conflittualità indotte, da essere incentrate quasi
esclusivamente ai problemi di sicurezza, e alla ricerca di idonee alleanze, a discapito delle politiche
di sviluppo economico e sociale.
Ho potuto verificare di persona la valenza strategica della regione, legata alla sua posizione
geografica di cerniera fra due continenti, le profonde divisioni interne e la grande influenza che le
grandi potenze hanno nell’affermare i rispettivi interessi nazionali.

Più nello specifico, la necessità delle potenze occidentali e orientali, che si contendono la regione
in termini di influenza, di controllare i Balcani è determinata da valutazioni simboliche, strategiche
ed economiche. Simbolico, perché il controllo territoriale è percepito come afferente a una presunta
comunanza di valori storici e culturali; strategico, perché teso ad acquisire una indispensabile
profondità strategica; economica, per la natura di corridoio fra la regione pontico-caspica e l’Europa
centrale e mediterranea. Tali variabili condizionano puntualmente la narrazione politica dei Paesi
balcanici nonché le scelte geopolitiche, geo-economiche dei governi nazionali locali.
In tale ottica, osserviamo come le propaganda russa sia ancora forte in Serbia, (15) Montenegro (16) e in Bosnia Erzegovina (17) e sia ampiamente promossa l’agenda internazionale russa. (18)

Giovanni Ramunno

Note

1 B. Toucas ”The Geostrategic Importance of the Black Sea Region: A Brief History”, CSIS, 2 febbraio 2017
https://www.csis.org/analysis/geostrategic-importance-black-sea-region-brief-history
2 R. Testa “Il Mar Nero…è un mare europeo”, L’Eurispes, 28 Giugno 2021 https://www.leurispes.it/il-mar-neroe-unmare-europeo-opportunita-e-condizioni-per-una-nuova-cooperazione/
3 Istituzioni di Giustiniano, II, 7, 3 (nos … consequentia nomina rebus esse studentes … «noi … cercando di far sì che i
nomi corrispondano alle cose …»
4 Frase nota per la citazione che ne fa Dante (Vita Nuova XIII, 4: con ciò sia cosa che li nomi seguitino le nominate
cose, sì come è scritto: «Nomina sunt consequentia rerum»)
5
Z. Tomac, Tko je ubio Bosnu? – Iza Zatvorenih Vrata (drugi dio), Birotisak, Zagreb 1994; pag.9.
6
Enciclopedia Treccani: “Krajina Denominazione della tradizionale zona di frontiera tra l’Impero asburgico e i possessi
ottomani, dal termine serbocroato, utilizzato anche in altre lingue slave, «confine». Tale zona si estende dall’entroterra
della Dalmazia al corso della Sava, senza alcuna unità fisica né antropica né politica: infatti, dal punto di vista morfologico
è una successione di zone diverse, da quella decisamente montuosa delle Alpi Dinariche a quella pedemontana e collinare
della Slavonia, alla pianura alluvionale della Sava…”.
7
E.Primakov, Russia, SEP editrice 2008; pag. 169.
8 Macan Trpimir, Povijest hrvatskoga naroda /; [likovni ur. Hrvoje Šercar]. – Zagreb: Školska knjiga, 1992, pag.123.
9 Macan Trpimir, Povijest hrvatskoga naroda, op.cit. pag.125.
10 Confronta: Giurescu Dinu, Rudfolf Dinu, Constantiniu Laurentiu, Romanian Diplomacy and illustrated History 1862-
1947. Monitorul Oficial 2010. Bucarest 2010; pag.16
11 Taylor, L’Europa delle grandi potenze, Bari, 1961, p. 346.
12 Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, Note e Relazioni di Viaggio nei Balcani (1878 – 1898), Roma 1978;
pag.14.
13 A. Battaglia, Viaggio nell’Europa dell’Est. Dalla Serbia al Levante ottomano, Roma, Nuova Cultura, 2014.
14 D. Mack Smith, Storia d’Italia 1861-1969, Editori Laterza 1982; pag. 397.
15 G. Carini, “Belgrado Today In Serbia sono i media governativi a diffondere la propaganda russa (e cinese)”, Linkiesta
https://www.linkiesta.it/2023/03/serbia-media-governativi-diffondono-propaganda-cina-e-russia/; O. Lanzavecchia, “Se
la Serbia rigetta la propaganda russa (e guarda all’Ue)”, 21/01/2023, Formiche.net https://formiche.net/2023/01/serbiavucic-russia-ue/ e
16 N. Drost et al. “Russian Influence in Serbia, Bosnia and Herzegovina,and Montenegro”, Clingendael, 17 agosto 2023
https://www.clingendael.org/publication/russian-influence-serbia-bosnia-and-herzegovina-and-montenegro
17 Agenzia Nova, “Bosnia: rappresentanti ambasciate Ucraina e Regno Unito, si diffonde influenza propaganda russa”,
23 feb. 2024 https://www.agenzianova.com/a/65d8ad3f401dc5.39565563/4911010/2024-02-23/bosnia-rappresentantiambasciate-ucraina-e-regno-unito-si-diffonde-influenza-propaganda-russa
18 D. Basşaran, “Why Putin Awarded the Order of Alexander Nevsky to Dodik?”, ANKASAM, 27 giugno 2023
https://www.ankasam.org/why-putin-awarded-the-order-of-alexander-nevsky-to-dodik/?lang=en e S. Ahmatovic,
“Bosnian Serb leader Dodik bows to Putin”, Politico 21 febbraio 2024 https://www.politico.eu/article/bosnian-serbleader-dodik-sucks-up-to-putin-and-praises-orban/#:~:text=Dodik%20told%20Putin.-
,As%20the%20meeting%20ended%20Putin%20awarded%20Dodik%20the%20Order%20of,used%20to%20be%20called%20Twitter

Giovanni Ramunno è nato a Treviso, Italia,  Ha trascorso i suoi primi 6 anni a Washington D.C .Diplomato a Treviso, ha frequentato i corsi presso l’Accademia Militare ed è stato promosso ufficiale dell’Esercito italiano. Per trentacinque anni ha servito in Italia e all’estero come pilota di elicottero e addetto stampa. Ha operato con la NATO, UE e ONU in Bosnia, Croazia, FYROM, Kosovo, Montenegro, Iraq, Libano, Serbia.

Di wp